Regia di Jason Reitman vedi scheda film
Film sbagliato nella forma oltre che nella sostanza: i dialoghi italiani non aiutano (il padre di lei dice a un certo punto: "sto con la tua matrigna da dieci anni e..." come se Juno non lo sapesse!), ma l'opera resta comunque cerebrale. Ricapitolando: una fotografia supercolorata (cromatismi accentuati dalla dominante rossa da pc), che andrebbe bene per un lavoro drammatico, macchina ad altezza busto (piani americani) sempre, nel tentativo di rendere frizzante il montaggio, incoerenze dei personaggi (Juno dichiara il suo amore ad un ragazzo stupidino che l'ha messa incinta, dopo averlo considerato inutile...), la coppia che adotta il personaggio forzatamente sopra le righe (recitazione errata, basti guardare come lui risponde alla moglie che chiede spiegazioni al rientro a casa e trova Juno in lacrime...), una colonna sonora che si riaggancia a tradizioni finto folk americane che non sono proprie nè per gli Usa (in senso lato: non di "tutti" gli Usa), nè per il resto del mondo.In definitiva: si può diventare leggeri e falsi in prossimità di una gravidanza? Boh...Nessuno qui si è messo veramente dalla parte di lei!
Dopo aver fatto l'amore una sola volta, più per svago che per convinzione, l'adolescente Juno si ritrova incinta di un coetaneo. Invece di abortire, decide di affidare il nascituro ad una coppia di ricchi professionisti, senza sapere che stanno attraversando una grave crisi coniugale.
Il finale della storia è lacero, sembra manchevole delle ragioni di ciascuno ed andrebbe riscritto. Il personaggio del padre va decisamente approfondito (se mai dovrebbe interrogarsi di più sul proprio ruolo), le luci vanno ammorbidite, la fotografia desaturata. I costumi, poi, sembrano improvvistai, e l'epoca non è distinguibile appieno. Infine, va operata una scelta netta: maggioranza di esterni od interni. L'equilibrio (forzoso) tra gli spazi aperti e quelli chiusi non consente l'identificazione con nessuno degli interpreti: e se al cinema chiediamo di ridere, piangere, arrabbiarci, commentare, a Juno, almeno, chiediamo un sorriso....che purtroppo non arriva mai.
Ps: gli italiani fanno indubbiamente commedie migliori ma si sa, basta dire che un film proviene oltremanica....
Confermandosi "figlio d'arte", Jason Reitman si piega ad una retorica holliwoodiana, buonista, moralista e becera: nel tratteggiare una famiglia atipica, sceglie uno stile retrò, dove i giovani suonano (ancora!!) la chitarra, ed una voce sgraziata esterna sottolinea ciò che è già evidente. Gli attori non escono mai da un personaggio per tutti ricattatorio e castrante (si pensi alla povera Jennifer Garner, costretta a simulare un amore che non ha per ottenere un'adozione). Mentre ti aspetti il colpo d'ala liberatorio e sovversivo di una trama piatta, ecco che tutto s'incanala nel modo più prevedibile, scontato, già visto.
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