Regia di Jason Reitman vedi scheda film
Questo film propone la cronaca di un mondo forse imperfetto, però evoluto, che affronta la gravidanza di un'adolescente con serietà, ma senza gli isterismi e gli anatemi tipici del costume latino. L'ambiente della "middle class" anglosassone è rappresentato, idealmente, come il regno della libertà consapevole, in grado di sostituire ai rigidi vincoli legislativi un modo limpido e condiviso di rispettare le regole: quelle della natura, della correttezza e dell'onestà. La maturità è il vero tema del film, proposto, a più riprese, dal motivo ricorrente dell'"essere pronti": un criterio di valutazione che si misura, anzitutto, sulla capacità di assumersi responsabilmente, e apertamente, importanti impegni a lungo termine. Essere coerenti e sapersi fare carico delle conseguenze delle proprie azioni è la vera cartina di tornasole dell'età adulta. Prendere gusto alla vita ed inseguire i propri sogni non significa dribblare le difficoltà e rifiutare di porsi dei limiti, come, nel film, vorrebbe il marito di Vanessa. E non è una questione di "valori": la distinzione tra ciò che è giusto e ciò che non lo è non va decisa in base a prescrizioni dogmatiche, bensì nasce dal travagliato parto – è proprio il caso di dirlo – della razionalità e della sensibilità, che, unite, danno luogo alla coscienza. Non volersi avvalere di questo strumento, il più alto a disposizione dell'umanità, è questo l'unico vero motivo di vergogna.
La gravidanza irrompe come un corpo estraneo nell'esistenza di una sedicenne; quel pancione, che spunta dal giubbotto stirando la T-shirt come una mongolfiera, è un elemento più che mai stridente nel fisico del classico "maschiaccio". E la stessa maniera in cui la protagonista vive il diventare madre è una sfida ai tradizionali canoni della femminilità, divisi tra la fragilità arrendevole ed il vigore matronale. La sua fertilità (contrapposta alla sterilità di Vanessa) non è una prerogativa mentale né un privilegio fisico, ma solo una caratteristica genetica comune (anche se non universale), che non ha alcun rapporto con la personalità. Juno è - e tale rimane dopo il concepimento - una ragazzina "alternativa", a cui piacciono l'horror e l'heavy metal. A dispetto del suo nome altisonante, Juno frantuma il mito giunonico della grande donna, forte di un marito autoritario e di una prole numerosa – fatto proprio dalla mentalità piccolo-borghese e da certi regimi politici – per ripristinare il modello – veterotestamentario, prima che cristiano – di colei che autonomamente, e indipendentemente dai legami familiari, si sacrifica per il bene altrui.
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