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Juno

Regia di Jason Reitman vedi scheda film

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La recensione su Juno

di ROTOTOM
8 stelle

Coloratissimo, trendyssimo, fichissimo. JUNO è film "ggiovane", film "cioè scusa", dove la tipa, cioè, deve sfornare un pargolo e di base non ne ha mezza perchè le schifa avere la pancia come un pianeta.
JUNO è mossette, carezze, fossette. Camicioni a quadri e Stooges, Hershell Gordon Lewis Vs Dario Argento, la matrigna troppo stronza che diventa migliore amica. Desideri di uccelli e tope sedicenni in calore, senza avere la consapevolezza didattica di essere "sessualmente attive".
JUNO è l'altra faccia della provincia americana senza Michael Moore a ficcare microfoni sotto nasi di brufolosi teenager d'assalto, senza alcun Anton Chighurh fratturato a comprare camicioni a quadri e scomparire, senza alienati skater di Paranoid Park, senza alcun Michael Myers in attesa dietro un pioppo.
JUNO è Ellen Page scricciolo di anticonvenzionale bellezza, lingua tagliente dallo slang finto proletario, quello studiato e colto nel messaggio, sbruffone e irriverente quanto ingenuo e smarrito e Paulie boy friend “one shot one kill” adolescente a lezione d’adulto suo malgrado, dinoccolato e impaurito sempre in calzoncini da corsa e fascetta, appare come un personaggio surreale fuori contesto sorpreso di essere lì, un cugino della famiglia Tenembaum solo meno depresso, alle prese con un problema più grosso di lui. Adolescenti che corrono ma non scappano, un po’ perché non sanno dove andare, un po’ perché essere diversi, nonostante tutto, è fico.
JUNO è una mutandine coi cuori stretta in mano al fidanzatino. E’ l’immagine che chiude il film, calzettoni multicolori affiancati sul letto d’ospedale alle scarpe da corsa sporche di fango. Telefoni sandwich. Sguardi parziali che racchiudono tutto. Sospensioni senza parole in cui ognuno riveste il messaggio della propria esperienza.
JUNO è fico, dolce come un’American Pie ma senza cazzo dentro, denso di linguaggio neo ggiovane sboccato per ribellione, malizioso della malizia di chi sta scoprendo il mondo, colto ma con la forma da camionista in fila al Brennero, volgare e innocente insieme.
JUNO è "indie" ed "underground", laterale, disincantato e illuso d'amore, di bambinelli cresciuti e di adulti cresciuti mai che trovano coordinate comuni, solo che che l'adulto deve essere ricco, perchè solo il ricco ha tempo per le cazzate che piacciono ai gggiovani, i gggiovani che non sono ricchi le cazzate le devono lasciare presto presto nel cassetto dei rimpianti.

JUNO è Jason Reitman, regista, figlio di regista, regista di un film di possente cultura cinefila, smonta tutti gli stereotipi della commedia americana e li rimonta per fornire un’ottica anticonvenzionale della vicenda, sospende il giudizio è si sofferma su particolari, sguardi, simboli. Così il sesso non è per gioco e peccaminoso, ma è per noia ed è comunque bello. I genitori di Juno accolgono la notizia della prematura gravidanza con l’ironia aliena delle sit com di medio pomeriggio, l’aiutano con tutto il loro cuore a trovare adeguato asilo alla creaturina in arrivo e poi si defilano pudichi, eroi solidali di una provincia americana che si scopre diversa da quella stereotipata nell’immaginario comune. Tra i genitori putativi, i quarantenni arrivati senza figli, lei, isterica e secca, è la più forte rispetto il marito, giovanile gioviale cinefilo e belloccio. Molto più affine a Juno, solo con decine di anni di differenza
JUNO diventerà di moda, tra poco avremo stormi di pargole gonfie come palloni esperte di pappe e dilatazioni vaginali, mentre acquistano al Mall l'ultimo di Marylin Manson insieme al latte in polvere e pannoloni con il simbolo dei Linkin’ Park e il doppio DVD di Takashi Miike in omaggio (potere del marketing) con il fasciatoio Foppa Pedretti. Qualcuna "schifa" abortirà, qualcuna no, e sarà una società migliore, autoironica, autonoma e disincantata, tele-indipendente da parolai non ci saranno più ciccioni telepredicatori atei conservatori dell'istituzione cattolica ex potere operaio a prendere ad esempio i film per le loro sparate politiche. Perchè gli abortiti saranno loro.

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