Regia di Sidney Lumet vedi scheda film
La verita' sbattuta in faccia da un glorioso regista ottuagenario.Lumet è uno dei miti della macchina da presa,un maestro catartico di un vecchio modo di fare cinema,garantista e diretto.Con "Onora il padre e la madre" rinvigorisce i fasti d'un tempo,ritrova una freschezza da esordiente,e sopratutto regala a noi un capolavoro di lucido cinismo.La camera da presa è potente ed ha uno sguardo magnetico,siamo dalle parti del vecchio cinema anni 70,nel vigore e nella forza narrativa,e sopratutto è supportata da un incisiva fotografia,carica di nervosismo e violenza sociologica.Il verbo "veritas" di Lumet è l'esizialita' dell'etica e della ragione,un quadro imperante dove i protagonisti sono i nuovi yankee,"squali" societari come Andy,drogato,arrivista e narcisista, oppure fragile mentalmente come Hank.La societa' odierna è "Un mondo malvagio",fagocita i suoi uomini,ne fa dei mostri senza morale,pervasi da un onta di facile egoismo.Il ritratto di Lumet è la "tragedia greca"di una famiglia,due figli,una moglie sensuale,ed un padre e una madre anziani.Andy ed Hank sono spiantati nell'economia e nell'animo,progettano una rapina ai danni della gioielleria dei genitori,ma qualcosa nel piano s'incrina,dando il via ad un tracollo dall'esito tragico.Uno dei dieci comandamenti dice appunto "Onora il padre e la madre",in una storia cosi' questo titolo assume sembianze controverse,ribaltandone concetti e significati.Non esiste la pietas cristiana,ne la si sente sull'epidermide.L'inizio è gia' parte centrale,di un evento criminoso e nefasto,Lumet utilizza salti temporali e un filo frammentario,descrivendone cosi' la psiche e gli eventi,sotto la luce di ogni personaggio.E' innegabile rimanere sconvolti da un opera cosi' tragica,dall'epos amaro e nevrotico.Rimane un affresco straordinario sulla societa' odierna,catturata dai miti di superficie,scordatosi dei valori di una volta.L'umanita' di "Onora il padre e la madre" è sconfitta in tutti sensi,dall'edonismo e dal profitto,la famiglia di Lumet è luogo di trame e inganni,che scivolano nell'abisso senza ritorno.Il magistero dell'anziano regista rivive qui un ultima volta,si congeda dal grande cinema,nel modo piu' diretto e sconvolgente.L'ottantaquattrenne regala un epopea di cinema metropolitano,dai tratti borghesi e amari,le sue riprese frontali o ad angolo catturano i sensi.Per non parlare delle performance attoriali,superbe e trascendentali,da Philip Seymour Hoffman,Ethan Hawke,la stupenda Marisa Tomei,e il patriarca puritano e perdente Albert Finney.Da menzionare un coprotagonista magnetico come Michael Shannon,nei panni di un criminale sfonda la scena con lo sguardo e il viso diabolico.Il meglio del cinema di ieri e oggi ha la sua anima in uno dei "dieci comandamenti",opera attiva,impossibile da dimenticare,e sopratutto un testamento registico e spirituale di un grande maestro del cinema......
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