Regia di Sidney Lumet vedi scheda film
Il titolo originale suonrebbe "prima che il Diavolo sappia che sei morto", ma in Italia ce lo dobbiamo sorbire con il titolo del quarto comandamento, onora, appunto, il padre e la madre. Ma, volendo, di comandamenti violati, nella storia scritta da tale Kelly Masterson e messa in scena, per l'ultima volta, da Sidney Lumet, ce n'è più d'uno. Non ho sentito, per la verità, i due protagonisti nominare il nome di Dio invano, ma quanto agli altri comandamenti, ci danno dentro eccome. Non avrai altro dio all'infuori di me: ma i due fratelli Hanson sono ormai schiavi del dio denaro sopra ogni cosa. Non risulta che santifichino le feste, e non soltanto perché non si vedono mai andare in chiesa, ma soprattutto perché, fra le altre cose, il più grande raramente tiene fede ai suoi compiti coniugali (anche se la cosa non sembra preoccupare più di tanto la moglie, che ha letteralmente altri c*zzi a cui pensare) e diserta regolarmente il lavoro, mentre il più giovane quasi mai rispetta le scadenze finanziarie con la moglie separata e le esigenze della figlia in età scolare. Quanto ad uccidere, rubare e commettere adulterio, meglio stendere un velo pietoso sui cari Andy e Hank. La falsa testimonianza - o meglio: la menzogna bella e buona - è ciò che li tiene ancora in vita, mentre il desiderare la roba e la donna d'altri è ciò che mette in moto tutte le loro disgraziatissime avventure. Quindi, il titolo italiano avrebbe potuto anche essere "State fermi, che come vi muovete fate danno". In ogni caso, l'ultimo lavoro cinematografico di Lumet non mi sembra completamente riuscito, anche se ha un buon inizio ed un montaggio tarantiniano che tiene viva l'attenzione dello spettatore. Purtroppo, si affloscia in un finale non molto credibile e nel quale Ethan Hawke dimostra tutti i limiti delle proprie capacità attoriali. Resta impressa, comunque, la coraggiosa prestazione di una Marisa Tomei che, in età non più verdissima (è del 1964), si scopre un futuro di attrice buona per parti di donna disinibita e pronta a tutto.
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Meno male! Sono d'accordo su tutto (esasperazione dei caratteri, dei toni e delle tematiche comprese). Dopo la generalizzata promozione addirittura al rango di "capolavoro" (letteralmente esplosa alla triste notizia della morte di Lumet) temevo di essere rimasto l'unico superstite a non averlo trovato un granchè (come più o meno tutta l'ultima ventennale produzione del grande regista newyorkese). A mio avviso, da tempo Lumet aveva perso la misura del suo cinema di denuncia sociale ed etica, a tratti pure in maniera imbarazzante (Prove apparenti, Gloria, Prova a incastrarmi). Comunque bravissimi Seymour Hoffman e la Tomei, mentre effettivamente scadente l'interpretazione di Hawke.
Concordo sul fatto che non sia un capolavoro, però mi sembra tutto sommato un degno finale di carriera. Voglio dire: l'ultima immagine lasciata da Lumet poteva anche essere il mafioso Vin Diesel scarcerato, e sarebbe stato ben peggio (proprio Inside Man mi ha rimproverato di essere stato troppo indulgente con Prova a incastrarmi).
Convengo con te jonas, un finale di carriera che riabilita l'indecoroso scivolone pro-mafia di Prova ad incastrarmi. Rimango convinto però che film come La parola ai giurati, L'uomo del banco dei pegni, La collina del disonore, Serpico, Quel pomeriggio di un giorno da cani, Quinto potere e Il verdetto siano ben altra cosa rispetto a questo osannato Onora il padre e la madre.
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