Regia di François Girard vedi scheda film
François Girard è quello di Il violino rosso: come dire, una garanzia capovolta. Dal romanzo di Baricco trae una patacca neanche tanto lunga, però così fallimentare nelle sue velleità intimistico-esistenziali da mettere un po' di tenerezza. Michael Pitt nel ruolo del contrabbandiere di bachi è forse uno dei più grandi miscasting degli ultimi anni; e Yakusho Koji che parla in inglese (perlomeno nella versione originale, e con un sospetto di doppiaggio) fa presagire futuri nerissimi. Quando si dicono i polpettoni in co-produzione internazionale: ecco qua un esempio imbattibile, patinato nella sua messinscena incerta tra lo splendore evocativo dei luoghi e l'anonimità dello sceneggiatone televisivo, matematico nei sentimenti e nel romanticismo vetusto, senza un solo sussulto né un guizzo. Alfred Molina è bravo, ma si perde in un encefalogramma piatto che non ha il gusto popolare dello spettacolo intelligente seppur industriale (diversamente dal buon Espiazione). Cosa si ricorderà di Seta? Di certo non le partecipazioni di Toni Bertorelli e di Carlo Cecchi, relegato a dire e dare due o tre benedizioni in latino. Il resto appartiene al nulla di un prodotto di consumo fatto e (di)sfatto insieme.
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