Regia di François Girard vedi scheda film
Produzione internazionale nella quale gli sforzi paiono francamente andati per lo più a vuoto, non sò quanto la colpa sia da attribuire al romanzo di partenza scritto da Alessandro Baricco e quanto al lavoro fatto dalla produzione (con alcune scelte che comunque non hanno pagato a prescindere dal resto, ad esempio Michael Pitt mi è parso spesso fuori parte), rimane però il fatto che i dubbi sono tanti e le certezze assai poche.
Hervè Joncour (Michael Pitt) lascia il servizio militare, che tanto faceva piacere al padre, per sposarsi con Helene (Keira Knightley) e soprattutto per adoperarsi come corriere di uova di bachi da seta per l’imprenditore Baldabiou (Alfred Molina), un servizio che potrebbe sistemarlo economicamente.
La sua metà sarà il Giappone, un viaggio lungo, pericoloso e tortuoso e qui conoscerà una giovane ragazza della quale s’infatuerà a tal punto che anche una volta tornato a casa, sentirà comunque il bisogno di tornare alla sua ricerca con la scusa di un nuovo viaggio di lavoro.
Il suo cuore è ormai diviso tra la moglie Helene e questa giovane amante orientale che però sembra sfuggirgli.
Film troppo patinato, con scenari da cartolina anche molto belli ma un po’ troppo fini a se stessi, ed edulcorato, ma anche didascalico ed in grossa difficoltà nel rendere vivi e pulsanti i desideri, le ansie e le volontà dei personaggi che pone al centro dell’obiettivo.
Tra viaggi da una parte del mondo all’altra, rappresentati in poche immagini, e pulsioni, per lo più rese senza troppo vigore, si snoda la storia, con anche alcune superficialità nel tratteggio di alcune circostanze che non hanno sufficiente credibilità, ma soprattutto è la passione che non colpisce l’attenzione con un tenore della narrazione che non riesce ad evidenziare i momenti topici della storia.
Insomma, il doppio sentimento di Hervè (in equilibrio tra un amore rassicurante e solido, ed un altro lontano e misterioso) e la tristezza di Helene, dovuta al fatto di non riuscire a concepire figli, meritavano un trattamento più sentito ed approfondito.
Invece il film mi è sembrato per lo più uno sterile esercizio di eleganza formale, anche se poi pure sotto questo punto di vista non è che sia stato fatto un lavoro sopraffino, nel quale tutto s’imbriglia e poco ne esce.
Così si arriva un po’ stancamente alla conclusione all’insegna del vorrei ma non posso, scorrono i titoli di coda e i pensieri vanno già altrove senza colpo ferire (nonostante le belle note musicali “spese” da Sakamoto).
Deludente.
VOTO : 4/10.
Cura molto la forma, senza comunque ottenere risultati grandiosi, mentre sul resto fatica parecchio a far emergere quanto risiede nell'animo umano.
Superficiale.
Spesso in difficoltà, un pò accusa il contesto che non lo aiuta di certo, ma non mi è comunque sembrato a suo agio nel tratteggiare il suo personaggio lungo tutta la sua evoluzione sentimentale (che comunque non era facile da gestire).
Deludente.
Molto precisa ed accorta, peccato non abbia avuto più spazio, perchè non avrebbe di certo guastato.
Mitico al tavolo da biliardo, dove il suo personaggio non sbaglia un colpo, offre il suo contributo con sincerità.
Decisamente una bellezza orientale per cui perdere la testa, difficile aggiungere altro visto che il film non lo consente.
Piccola partecipazione a supporto.
Ingiudicabile.
Offre un onesto contributo nelle poche circostanze in cui è chiamato in causa.
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