Regia di François Girard vedi scheda film
Già il libercolo di Baricco non è questo granchè, qui poi assistiamo ad una trasposizione cinematografica di un'eleganza formale pretenziosa (che spesso pare davvero fuori luogo) e dalle infinite, estenuanti pause, dai lunghi silenzi e dalle atmosfere rarefatte con sottofondo struggente di note di piano con eco all'inverosimile: la storia è fuffa, il film una cornice sontuosa alla suddetta fuffa. E quando il silenzio è rotto dal barboso bla bla bla, la situazione certo non migliora: come è possibile trarre una pellicola di un'ora e tre quarti da un testo di cento paginette scarse? La scrittura di Baricco era ciò che salvava dall'immenso nulla del romanzetto, qui lo stile diviene patina farlocca da mediocre mestierante. Michael Pitt, con la sua perenne espressione da cerbiatto ferito (pur palesemente assomigliando più ad un cinghiale), purtroppo non è suo fratello.
XIX secolo. Un ragazzo francese è spedito in Giappone per acquistare bachi da seta; pur sposato, si procura un'amante in oriente. Sarà un vizio pericoloso.
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