Regia di Gavin Hood vedi scheda film
Ci sono film che sono riassumibili in una sola frase, e per l’opera seconda del sudafricano Gavin Hood (autore di Tsotsi) bastano poche parole: rapire cittadini stranieri residenti in Usa, per essere detenuti e torturati in prigioni segrete oltreoceano, è una cosa disumana, illegale e indegna di un paese democratico. Rendition non va oltre l’esplicitazione di questo assunto: talmente ovvio e talmente giusto che risulta difficile schierarsi brutalmente contro prodotti come questi, che si aprono con il logo di Amnesty International sotto il titolo. Il problema è che, detto questo, il film è finito. Nel raccontare l’incubo di un cittadino americano-egiziano che viene fatto sparire dalla Cia perché sospettato di azione terroristica, non si fa un’analisi politica che vada al di là dell’immediata condanna morale. Il mondo arabo è descritto in maniera stereotipa e superficiale, il lieto fine conferma la fiducia nella democrazia americana che, nonostante tutto, avrebbe gli strumenti per combattere le tentazioni nevrotiche post 11 settembre. Jake Gyllenhall è sprecato. Reese Witherspoon è molto graziosa e molto convenzionale. Solo Meryl Streep, quando è cattiva, è veramente cattiva.
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