Regia di François Ozon vedi scheda film
François Ozon è un regista cinefilo. Prima della Nouvelle Vague avrebbe fatto il critico. I suoi film si cibano di altri film, di altre memorie, di altre emozioni. L'ennesima conferma arriva da Angel, gioco sul melodramma di intatta bellezza. In una tranquilla cittadina inglese dei primi del Novecento, la giovane Angel Deverell sogna una vita diversa. Il padre è venuto a mancare quando era ancora piccola, la madre gestisce una drogheria e la scuola è solo una noiosa costrizione. Oltre che spiare dal cancello di Paradise House, splendida dimora dove vive la più ricca famiglia del posto, il suo passatempo preferito è la scrittura, in cui riversa la sua fervida immaginazione e quell'aspirazione al successo e all'amore che non sembra darle tregua. Spedito un manoscritto a un editore, i sogni cominciano a realizzarsi: alla pubblicazione del suo primo romanzo, la ragazza vede spalancarsi davanti a sé la vita che desiderava. In poco tempo diventerà ricca, troverà l'uomo della sua vita, andrà a vivere proprio a Paradise House dopo averla comprata, si fiderà della cognata assumendola come tuttofare. Le cose cambieranno con l'arrivo della Prima guerra mondiale. Solitamente i rischi di queste operazioni stanno tutti dentro l'algido sguardo dell'autore che conosce a memoria ogni singola sequenza dei film che ama e che vuole omaggiare. Per fortuna in questo caso la rielaborazione regge il peso del saggio, aiutata da una messa in scena intelligente e rigorosa, da un copione scaltro e veloce, da un gruppo d'attori che trasmettono allo spettatore (tra l'altro con il necessario filo sottile dell'ironia) quelle stesse emozioni che il regista provò il giorno in cui scoprì di amare il cinema. Un bel film, che aggiorna tutte le Bette Davis possibili e le Vivien Leigh/Rosella O'Hara del mondo. Occhio a Romola Garai, classe 1982, attrice che ci crede veramente.
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