Regia di François Ozon vedi scheda film
Il sogno di vivere perennemente dentro un romanzo rosa.E'il sogno dell'adolescente Angel,figlia di una dorghiera che ha quasi vergogna delle sue umili origini accusando la madre e che ha il sogno,neanche tanto nascosto di diventare scrittrice di fama...E pur nel genere popolare,pur non essendo baciata da quello che si chiama talento letterario riesce ad avere il successo che forse non meritava.In fondo i suoi romanzi sono per solo per sognatori da pochi spiccioli,i suoi mondi artificiali descritti sempre in un diluviare d'entusiasmo artificioso servono solo per evadere per un attimo dalla brutta realtà che si sta vivendo ai primi del 900,fino alla Prima Guerra Mondiale.E Angel continua con la sua fiera campionaria del brutto e del pessimo gusto,si rinchiude dentro una casa mausoleo che sembra partorita dai suoi più incredibili incubi in malsano equilibrio tra kitsch e arte d'accatto con il suo amore per un pittore un po'come lei(vale a dire di dubbio talento,una sorta di epigono di Egon Schiele senza averne il tormento)incapace di apprezzare quelli che le vogliono comunque bene(la sorella del pittore che le rimarrà fedele fino all'ultimo).In genere in questi polpettoni infagottati in costumi d'epoca il tono è quello agiografico:il sorprendente obliquo Ozon in un impennata di stile,allontanandosi da tutte le sue opere precedenti,ci regala un ritratto critico,un punto di vista non esattamente conciliante,ci regala un personaggio che si comporta come un elefante in un negozio di porcellane,un minerale grezzo dai numerosi spigoli a vista .E'questa la carta vincente del film:è un evoluzione abortita del personaggio che rimane uguale nei decenni con la sua grettezza d'animo e la sua totale insensibilità forse acuita dal vivere perennemente addosso ai propri sogni,convinta che tutto ha un prezzo(anche il suo amore di una vita,un quadro comprato per poche decine di sterline e mostrato come un trofeo a totale insaputa dell'autore).E quella che era una principessa non bella,non di classe si trasforma in un monumento a se stessa in un autocelebrazione funerea,in uno spegnersi progressivo di colori,di gioie di effluvi.Il colpo di grazia quando conosce l'amante del suo uomo e vede il di lui figlio sulla scalinata....allora il tormento comincia a vniere fuori e a presentare il conto. E anche la sua Paradise comincia sempre più ad assomigliare a un inferno contemporaneo con la sua aria dismessa che va oltre la malinconia.Sembra un melodramma hollywoodiano anni 40 o 50,un compendio che va dai ritratti femminili di Cukor al materiale altamente infiammabile di Sirk.Il tutto fatto con molta cura,molta dovizia di mezzi e molta più sensibilità di quella mai mostrata da Angel.....un plauso particolare alla protagonista,Romola Garai capace di creare un icona di insensata cattiveria solo a partire da uno sguardo da strega...
non male
particina di un certo charme
il marito,prigioniero della mancanza di talento e di successo
l'editore,parte di contrno
protagonista assoluta,prova superlativa
bravissima in un ruolo fondamentale
regia sorprendente lontanissima da tutte le sue altre opere
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