Regia di David Cronenberg vedi scheda film
Prima o poi arriva un momento “nella vita”… (no, scherzo);
(dicevo) arriva il momento, prima e/o durante e/o dopo la visione di questo film, in cui ci si pone una semplice domanda: ma quale sarà mai (stata) questa fantomatica promessa (quella dell’assassino intendo)?
Una domanda forse superflua al cospetto della versione originale del titolo del film.
Non altrettanto, invece, alla luce della traduzione italiana. Tanto più che il respiro della storia narrata (diciamo… dal “promissario”) si perde nell’abisso siderale che separa la fredda, impietosa madre patria Russia dalla cosmopolita, emancipata (non a sufficienza?) capitale inglese.
Ma (di riflesso) non è solo quella storia ad avere il fiato corto, appena percettibile.
Già non si dipana (quella sceneggiata da S.Knight) con perfetta congruenza, né prende a cuore le sorti della verosimiglianza. Ma poi c’è da dire che è la storia, in sé stessa - quella della povera tapina che sfugge dalla morsa della miseria russa (sotto la quale ella era sepolta, come chissà quante generazioni di suoi sfortunati avi), per abbracciare (inconsapevolmente) un’altra miseria (sotto la quale sarà nuovamente sepolta, stavolta in modo definitivo) - tutta tesa, dunque, a coartare moti vari di coscienza, a non poter convincere. Spunta, piuttosto, le armi caustiche della mordacità e del mordente, senza, peraltro, dare soddisfazione alle ragioni del biasimo e dell’indignazione (lasciate ad interrogarsi sul da farsi dinnanzi agli occhi, ormai paghi, di un umile – ex – autista).
Rigorosa e compatta, ad ogni modo, è la direzione di Cronemberg, decisamente impeccabile l’interpretazione dei protagonisti ed a dir poco eccellente la messinscena. Dunque il risultato finale - "materia prima" (così come più sopra descritta) alla mano - ha quasi del miracoloso.
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