Regia di David Cronenberg vedi scheda film
E' impossibile non cercare in Cronemberg quei temi, quegli elementi costitutivi che hanno ossessionato il suo cinema. La promessa dell'assassino è un buon film noir, ha un buon ritmo, sfrutta una struttura narrativa classica ben confezionata. Ma la mano di Cronemberg dov'è? La celebrazione della nuova carne, la trasformazione nella materia inafferrabile e pulsante che lacera il sottile confine fra il bene e il male, sembrano non appartenergli, questo film pare testimoniare l'attestarsi della mutazione, lo svelamento finale di una nuova condizione umana meno complessa e contraddittoria. Cronemberg usa codici e limiti del film di genere e ci resta dentro, fa emergere una netta divisione fra generi umani buoni e meno buoni, fra normalità innocente e colpevole anormalità, nel mezzo di una crisi di identità generalizzata dalla società globale. Tutto però troppo leggibile, prevedibile, nonostante la buona direzione degli attori (Mortensen e Cassel su tutti), Il tentativo di imporre una lettura più metafisica attraverso i corpi congelati o martirizzati all'occorrenza,i tatuaggi impressi nella carne con i loro simbolismi non riescono a far cambiare direzione al film. Si ricorderanno certo le belle scene della lotta nel bagno turco e lo squallido amplesso di Mortensen alla presenza di Cassel, ma restano sequenze di una bellezza algida e solitaria che non innescano possibili riletture. La violenza e l'orrore sono sotto traccia ma non determinano nessuna vera traduzione visiva o mentale verso inaspettate metamorfosi. Per una volta si mostra quello che si vuole rappresentare, punto e basta, restano elementi estremamente funzionali e facilmente coerenti alla narrazione che si autolimita all'interno della sua cornice senza sbavature esterne.
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