Regia di David Cronenberg vedi scheda film
Tensione, violenza, un sottofondo sordido metropolitano ed una serie di intrecci psicologici di discreta profondità: Cronenberg non dice esplicitamente quasi nulla, ma lascia intuire parecchio, con un finale che non offre certezze, semplicemente indica un possibile sviluppo. L'autista-tuttofare (bravissimo Mortensen) ha tradito la famiglia, questo è l'unico dato di fatto; e, dall'altra parte, sappiamo che la neonata avrà per lo meno una madre. Giusto così: ciò che conta in questo lavoro sono le interazioni, lo snodarsi di rapporti (quasi sempre equivoci o incerti) fra i personaggi, le tensioni che si vengono a creare fra padre e figlio, figlio ed amico-fratello (fra i due c'è più di un'amicizia, ma meno di un'attrazione), madre e figlia (adottiva, e si intuisce da subito l'intenzione dell'ostetrica di adottare la piccola): insomma, un vero e proprio dramma sulla famiglia, intesa sia come nucleo di parenti che come gruppo di affiliati malavitosi. Fra tutti il migliore, sempre incisivo ed aggraziato nella sua perenne muta ambiguità, è il 'padre padrone' Muller-Stahl. 7/10.
Londra. Un'ostetrica di origini russe vede morire di parto una ragazzina di appena 14 anni, anch'essa russa. Non si sa nulla di lei, ma aveva con sè un diario: l'ostetrica risale così ad un ristorante, copertura per un covo della mafia russa, dove la ragazzina era tenuta sequestrata e stuprata. Si fanno però avanti il vecchio capomafia, il figlio e l'autista-aiutante tuttofare.
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