Regia di David Cronenberg vedi scheda film
Ma che razza di regista è questo David Cronenberg che ormai rende oro (anzi: capolavoro) tutto ciò che tocca? Ricordo perfettamente l'incipit di "History of violence": ebbene ora come allora, anche in questo caso, fin dal primo fotogramma si ha la percezione di una pellicola memorabile. Il gusto di Cronenberg nel fare Cinema è ormai qualcosa di portentoso, la sua impronta magistrale, come se questo regista fosse "toccato dalla Grazia". E' una storia dura e drammatica quella rappresentata in "Eastern promises", una vicenda permeata di violenza, fisica e psicologica, sullo sfondo ostile di una Londra piovosa, sordida ed impietosa. Il microcosmo rappresentato è quello della comunità russa nella capitale britannica, che ricorda un pò la Brooklyn di inizio secolo. Il clan mafioso ha al suo vertice un ristoratore freddo e spietato, con un figlio inetto e mentalmente instabile che ha le sembianze di un sorprendente Vincent Cassel. Alla corte del boss si colloca poi un autista che ha il volto impassibile di uno straordinario Viggo Mortensen. Ad indagare, muovendosi a fatica in queste acque torbide, troviamo un'intensa Naomi Watts, coraggiosa e determinata nell'intento di fare luce su tragico episodio del recente passato che il clan russo vorrebbe invece fosse ignorato e dimenticato. Cronenberg, che per una volta abbandona il suo Canada e va in trasferta, realizza un thriller dalle molteplici venature noir in cui psicologia ed azione si combinano alla perfezione, avvalendosi peraltro di una sceneggiatura serrata e coerente, curata da Steven Knight (che già scrisse "Dirty pretty things" per Stephen Frears). Colpisce questo indugiare della macchina da presa sui corpi, tatuati o feriti, a volte anche evidenziando il suono della lacerazione della pelle ferita da armi da taglio, quasi come se il regista volesse, scrutando con insistenza quei corpi, ricercare la vera essenza degli uomini. Affascina
lo stile di Cronenberg nel mettere in scena la violenza pura, in modo crudo, essenziale eppure complesso, tuttavia privo di intellettualismi. A tale proposito non si può non segnalare la sequenza clou del film, una lunga scena di lotta che si svolge all'interno di un bagno turco, un corpo a corpo serratissimo che vede protagonisti un Mortensen completamente nudo e due sicari mafiosi. Si tratta di una di quelle sequenze destinate ad entrare di diritto nel nostro immaginario cinematografico di sempre. Ecco: perfino in una banale scena di colluttazione Cronenberg riesce a mettere il suo genio, rendendola memorabile ed imprescindibile d'ora in poi quando si parlerà di sequenze d'azione. Una segnalazione per la funzionale colonna sonora curata da Howard Shore, ed un cenno finale al protagonista, Viggo Mortensen. Un attore singolare, che alterna film-capolavoro (come questo ed il precedente di Cronenberg) ad altri mediocri (tipo "Il destino di un guerriero"), ma che -quando è diretto da un regista all'altezza- riesce a fornire ottime prestazioni, proprio sfruttando con sapienza quel suo aspetto un pò statico. Fra l'altro poi, ci sono curiose analogie fra i due ruoli ricoperti da Mortensen nei due ultimi film di Cronenberg: entrambi sono due uomini che custodiscono profondi segreti e che non sono affatto ciò che appaiono. Concludendo: Cronenberg è un gigante del cinema, da cui ormai ci aspettiamo solo capolavori.
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