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La terza madre

Regia di Dario Argento vedi scheda film

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La recensione su La terza madre

di alan smithee
2 stelle

Lavori di ristrutturazione presso il cimitero di Viterbo, fanno riaffiorare una tomba di un vecchio prelato, attaccata alla quale viene ritrovata un urna con cimeli di dubbia provenienza. Un vescovo intuisce che si tratta della veste appartenuta ad una delle tre Madri che si prodigarono per spargere il male nel mondo: costei, Mater Lachrimarum, la più bella e la più cinica, si appresta a tornare in vita in quel di Roma, città che nella notte dei tempi le diede asilo, e che ora si appresta a riaccoglierla come la nuova regina del male e del terrore. Una tenace archeologa tenterà di fermarne le gesta, aiutata dallo spirito della defunta madre, strega bianca votata alla magia, quella protesa a far raggiungere all'uomo la pace interiore e una salute fisica e spirituale.

La velleità di chiudere tardivamente una trilogia suggestiva fino al quel momento, preziosa e ottimamente riuscita - con Suspiria e Inferno - coglie sciaguratamente un ambizioso ma imprudente Dario Argento nel suo periodo più debole e sconclusionato, e dà vita ad un terzo episodio imbarazzante, sin quasi scult.

Celebre non proprio gloriosamente per dialoghi al limite della follia, forte di frasi come "Vai a prendermi il dizionario di aramaico" che la fida Coralina Cataldi Tassoni intima a Asia Argento, La Terza Madre riesce a fare rabbia per come una storia che contiene materiale intrinsecamente suggestivo ed interessante (la storia del custode delle vestigia della madre, raccontata attraverso un io narrante e disegni a carboncino, funziona assai), possa essere svilita da una costruzione tanto sciatta e puerilmente sbagliata, sia in termini di costruzione tecnica, di fotografia, come di scrittura dei personaggi.

La veduta di una Roma imbarbarita, devastata da violenza e vizio incontrollato, poteva dare luogo ad aspettative alte circa l'approccio visivo da poter essere utilizzato: al contrario, tutto appare come una risibile carnevalata, ove si fa a cazzotti come nei film di Bud Spencer, ove le streghe fanno facce lascive e stupide senza un vero costrutto, cancellando ogni speranza di poter veder rappresentata la città eterna sotto lo spettro di un tragico e misterioso evento apocalittico di proporzioni incontrollate.

Attorno a questa buffa sceneggiata, Asia Argento si muove senza criterio, cancellando un minuto dopo ogni accadimento tragico, il pathos causato dalla tragica esperienza appena occorsa, per permettere al personaggio piatto e monocorde, di dedicarsi ad affrontare pedestremente quella successiva.

Un devasto totale finisce per rivelarsi anche il coinvolgimento di attori seri e altrove sempre ben collocati: Philippe Leroy parla come l'ispettore Clouseau, Udo Kier viene sprecato nella mattanza senza nemmeno permettergli di fare una figura decente, mentre Valeria Cavalli, aiutante e paladina della magia bianca, viene coinvolta in amori saffici incongrui e poi infilzata dove non batte il sole come folle pena da contrappasso.

Unica presenza confortante, quella ectoplasmatica di Daria Nicolodi, madre benefica e positiva, sopraffatta più dal film che dalle forze del male.

La Terza Madre, che in sé contiene comunque molti aspetti di base suggestivi per meritare ancora oggi una seria trasposizione che ne concluda degnamente la nota trilogia, magari a cura di qualche talento più fresco ed ispirato rispetto allo stracotto e pur glorioso Argento, diviene così uno dei capitoli più bui, colmi di comicità patetica ed involontaria, della carriera del celebre autore romano.

Nel finale folle, la protagonista riemerge da un buco catacombale assieme al suo prode partner e ride....ride come una matta.... di gusto, forse per la soddisfazione evidente di essersi appena tolta di dosso il fardello di un film a tal punto imbarazzante.

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