Regia di Dario Argento vedi scheda film
È inutile e ridicolo continuare a invocare a gran voce il ritorno di Dario Argento ai suoi zenit artistici, quelli soprattutto di Suspiria, Inferno e Tenebre, e di molti altri. Lo fanno e si ostinano a farlo bene o male tutti, fan e rotocalchi, guide patinate e agenzie pubblicitarie alla canna del gas. Dario Argento non può più essere Dario Argento, come Roma non può essere più Roma, Torino non può essere più Torino, il gore non può più essere quel gore, l'anarchia della visione non può più essere quell'anarchia, perché la società non è più quella società, e quindi non c'è più la stessa visione, non può più esserci quell'anarchia.; gli occhi (e con loro quel benedetto occhio di retorica teorica, se mai è esistito) sono diversi, ovviamente cambiati, e la mente va con loro, insieme ai suoi parametri. Quel Dario Argento non è più, e non l'ha(nno) ancora capito: ogni adattamento risulta soffocato; quando invece ci si riaffaccia sul passato, e si vuole tornare alla rivoluzione nelle strade e nelle case, non si distingue più niente, e l'abbandono al caos non è affatto terapeutico, né per noi, né per il (suo, quel) cinema. Ecco perché La terza madre è peggiore di Il cartaio, di Ti piace Hitchcock?, forse di Il fantasma dell'Opera: di certo, è peggiore delle sue stesse velleità autoriali, per la maggior parte indotte, e questo non si può né si deve sopportare.
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