Regia di Dario Argento vedi scheda film
"La Terza Madre" propone un Dario Argento che abbandona il suo tipico taglio onirico-visionario per una regia più essenziale e commerciale. Lo script presenta vari spunti interessanti, ma anche gravi cadute di stile e dialoghi spesso banali. Note positive sono la scelta di intessere una storia che comprendesse maggiori aspetti esoterici (belli al riguardo i titoli di testa, ma anche le tuniche e i vari amuleti magici) con alcune idee interessant come la pazzia che scende su Roma (peccato al riguardo per la mancanza dei fondi che sarebbero stati necessari per dare una visione maggiormente apocalittica della città, magari con incendi curati sul set) o le pertinentissime scene orgiastiche che si consumano nel covo delle streghe. Mancano, purtroppo, scene realmente blasfeme (magari con inserimento esplicito di riferimenti religiosi) e di adorazione del demonio (si sarebbe potuto inserire il caprone che compare durante il sabba pretendendo che gli sia leccato il deretano, in classico stile stregonesco) che, a mio avviso, non possono mancare in un’opera che parla di stregoneria con intenti seri. Diversi, però, sono anche i difetti.
In primo luogo ci sono alcune “trovate” che stonano clamorosamente con il contesto e con la piega seriosa che si sarebbe voluto garantire. Fuori luogo la presenza di uno spirito benevolo che aleggia nell’etere come un grillo parlante, ma anche la caratterizzazione delle nuove streghe è alquanto banale e offensiva nei riguardi dell’argomento trattato. Presenza, poi, di varie americanate che hanno poco a che fare con il cinema di Argento (porte che si animano, apparizioni improvvisi di esseri mostruosi ed eccessivo utilizzo di una computer grafica di terza fascia). Il fondo, poi, lo si tocca con dei dialoghi spesso banali (vedi Asia Argento che dopo aver visto una serie di stregonerie dice al suo compagno: “stasera mi è successa UNA cosa strana…”).
Passando alla regia, come già detto, Argento sceglie uno stile meno virtuoso, ma comunque gradevole anche se non minimamente paragonabile con quanto sia capace di fare. Non ci sono quindi sequenze particolarmente magistrali, però almeno un paio sono degne di nota (vedi la sequenza del primo omicidio e la discesa di Asia Argento nelle catacombe). Bene anche la ripresa sul treno con carrellata sulle luci interne, per rendere ancora più serrato l’inseguimento, e il curioso inserimento di una sorta di fumetto horror relativo a una vecchia storia raccontata da un prete (trovata che rende più coinvolgente il monologo). Si segnala, infine, un’autocitazione, precisamente a “Phenomena” (scena con protagonista immersa in mezzo a cadaveri).
Se l’estro visionario del maestro romano sembra essersi affievolito, lo stesso non si può dire della sua furia nella rappresentazione degli omicidi che qui sono di una brutalità da fare invidia a Lucio Fulci e Umberto Lenzi (entrambi citati, non so quanto volutamente, il primo con un’estirpazione degli occhi e con un uomo che lacrima gocce di sangue dagli occhi; il secondo con un impalamento stile cannibal movie). Al riguardo molto bello il primo omicidio con un inquietante babbuino a dirigere un gruppo di essere deformi che sventrano una donna e la strangolano con le sue stesse viscere. C’è, ppi, da segnalare un Sergio Stivaletti in gran spolvero capace di un make up da segnalare tra i più belli e terrificanti di sempre.
Oltre a questa fortissima componente splatter (che ricorda i compianti anni ’80) è presente, in dosi più che accennate, una componente erotica con molti nudi femminili e un nudo integrale (nonché qualche scena di “amore lesbico”) della show girl israeliana Moran Atias (so very good) nei panni di una prosperosa Mater Lacrimarum.
Note tristemente dolenti si registrano nelle interpretazioni e nel doppiaggio che, a dispetto di quanto detto da altri, toccano il fondo della filmografia argentiana. Asia Argento è imbarazzante e probabilmente inadatta alla parte, che guarda caso, all’origine, doveva essere affidata a un attore maschile nei panni di un seminarista proveniente da una missione umanitaria in Iraq. Ma, oltre alla figlia illustre, anche gli altri non scherzano (compresi i veterano Leroy e Kier) e a salvarsi alla fine restano in pochi (direi Valeria Cavali). Il migliore, per intenderci, è il babbuino davvero inquietante con i suoi urli e le sue movenze.
Sufficienti fotografia (sarebbe stato preferibile utilizzare luci più tenebrose), scenografie (le location sono buone, ma si potevano massimizzare con nebbie e con ambienti meno soleggiati) e costumi (le streghe con le scollature o con i corpetti attillati che si vedono alla fine sono “tanta roba”).
Bene la colonna sonora di Claudio Simonetti che propone molti temi interessanti e adeguati, ma che probabilmente soffre dell’assenza di un main theme capace di imprimersi nella mente degli spettatori.
Un’ultima battuta sul finale (che ovviamente non svelo, ma che, vi anticipo, poteva esser curato meglio), con degli effetti talmente retrogradi dal punto di vista visivo da farmi venire in mente il finale di un vecchio film fantascientifico italiano degli anni ’60 intitolato “2+5 Missione Hydra”.
In definitiva, siamo al cospetto di un prodotto non tipicamente argentiano contaminato da idee d’oltreoceano (streghe new age, porte che si animano, fate che aleggiano nell’aria) e da altre tipicamente italiane anni ’70 – ’80 (violenza estrema, nudi femminili) condite da una regia passabile, ma non virtuosa. Tra alti e bassi. Sufficiente. Voto: 6-
Non male.
Cast artistico (80%), vari aspetti nella sceneggiatura, eliminazione pressoché totate della computer grafica, inserimento di aspetti blasfemi con presenza del demonio.
Presenza personalmente gradita.
Apparizione con interpretazione involontariamente grottesca (soprattutto quando dice che non vuole arrendersi o qualcosa del genere).
Forse la meno peggio.
Irriconoscibile in un ruolo davvero brutto.
Un po' meglio di Kier, ma niente di che.
Stendere velo pietoso: imbarazzante.
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