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La terza madre

Regia di Dario Argento vedi scheda film

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La recensione su La terza madre

di scapigliato
6 stelle

L'anacronismo estetico di cui è accusato Dario Argento con questo capitolo conclusivo della trilogia delle "Tre Madri" è in realtà ciò che gli va lodato. Purtroppo va detto che ci sono inciampi plateali, a partire dalla scena iniziale del ritrovamento dell'urna maledetta che sembra l'incipit di qualche puerile, tra le tante, fiction italiane. A cosa è dovuta quella pochezza, quella puerilità visiva? Fotografia? Messa in scena? Regia? Fortunatamente il film si rialza subito con una sequenza degna di Dario Argento, quella al Museo di Roma dove appare quella scimmietta inquietante che continua la zoofilia argentiana, quell'occhio nero che appare improvviso, quella donna impiccata con le sue budella, e chiaramente l'ambiente in cui la mdp s'introduce con la stessa soggettiva che ha reso celebre il regista. Va da sé che Argento dà il meglio in scene isolate dalla narrazione, come la precedente, come la sequenza a casa dell'esorcista Udo Kier, ma è invece "pochista" nelle scene di raccordo, posticcie e appiccicate lì come rubate da un prodotto televisivo. Per fortuna c'è sangue, c'è splatter, ci sono Simonetti e Stivaletti, e c'è pure una inimmaginabile cattiveria verso i bambini. Manca giusto un attacco ai poliziotti e alla Chiesa e avremmo chiuso il cerchio. Ma così non è. E il gusto orrido per una vicenda di streghe (approposito di streghe, queste in livrea anni '80 sono davvero fastidiose, purtroppo), non pigia l'accelleratore verso il perturbante, ma solo verso una parvenza di esso. Forse al Maestro va condanata l'impostazione televisiva "italiana", non di certo il fatto di riproporre un'anarchia della visione solo perché "non può più essere quella anarchia", come dice Pier Maria Bocchi, dalle quali labbra pendo sempre come da quelle del Gervasini. Ma a proposito di Argento e dell'horror-tutto non posso non sostenere anche contro la Storia che c'è bisogno di sconvolgere lo "sguardo". E i metodi, gli stili e i toni degli anni '70 sono ancora oggi i migliori e più efficaci, oltre ad essere esteticamente i più belli e immortali. Così anche "La Terza Madre", che poteva essere migliore, è comunque un horror carnale, poco studiato a sceneggiatura, ma con guizzi di idee visive in alcune scene madri. Certo, se su un certo numero di scene, se ne salvano due o tre, forse è meglio il cortometraggio. Però non è questo che ci deve importare, quanto la capacità dell'horror di perturbare. In "La Terza Madre" c'è cattiveria gratuita (finalmente!); c'è lesbismo tra due personaggi femminili il cui atto sessuale finisce in sangue e con un'impalazione/penetrazione fallica che il lesbismo idealmente non accetterebbe (anche se intervengono ogni tanto i toys e i dildo); c'è omosessualità, credo, tra il vecchio Leroy e il giovane apprendista, anch'essi finiti truculentemente; c'è il bagno nella sbobba dei morti, quell'immersione nel "liquido" che qui, come in altri horror, ha un segno perturbante rispetto al buon liquido materno. Insomma, con questo film Dario Argento firma uno dei film più espliciti di questa sua fase "discutibile". Lasciati i thriller di "Nonhosonno" e "Il Cartaio" e "Ti Piace Hitchcock?" torna all'horror riossigenato e più divertito. Se non c'entra l'obiettivo è colpa del sistema italiano, è colpa dei collaboratori, è colpa di altro, non di lui. Ci sono scene di una bruttezza televisiva sconcertante, dialoghi telefonati che sono un insulto all'idea fumettistica del film, ci sono effetti speciali digitali che era meglio sopperire alla nascista. Vogliamo il lattice e la cartapesca, e benchè le musiche siano chiaramente a loro agio nel contesto del film, ci sarebbero state scene che depurate del commento musicale sarebbero state migliori, più incisive e più perturbanti, archetipicamente perturbanti. Vogliamo il basso budget e molte idee trasgressive, cattive e per nulla allineate. Vogliamo che lo sguardo si corrompa davanti alla corruzione dei corpi, specchio carnale della corruzione della società perbenista, buonista e moralista. Tutto questo lo si annusa in "La Terza Madre", che però non lascia il segno. Quindi non respiriamo aria di rivoluzione, benchè basti un Argento-touch a fare di un film "pochista" un buon film. Sembra stupido, ma è così.

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