Regia di Shekhar Kapur vedi scheda film
Elizabeth vuole la libertà, si batte per meritare la stima del suo popolo, lotta contro un cattolicesimo viscoso per una religiosità pura. È la regina vergine, perché non ha un uomo e non ha figli. E l'interesse del sequel del celebrato filmone del '98 sta nella natura della protagonista, che la vuole distante dall'amore molto più che per motivi di casta. Elizabeth è corpo androgino costretto alla "frigidità" mentale da una distanza (la lastra di vetro di cui lei stessa parla) che il ruolo le impone: davanti a lei passano gli affetti e le passioni, uomini e donne, traditori e nemici, servitori e messaggeri, segnandole il volto e l'animo, ma, nonostante un bacio davanti al focolare, non accorciandole la lontananza da tutto e da tutti. In questo, Cate Blanchett è davvero sublime, dimostrandosi forse la migliore attrice contemporanea su piazza. Ma l'impaginazione di Shekhar Kapur è incolore e anonima, sangue e fuoco sono opachi, mentre le emozioni primarie - e popolari, ma nel senso giusto e doveroso - restano a terra (a differenza di Espiazione, sempre più bello nel tempo). Molte le ingenuità; mentre le facilonerie da prodotto di consumo un tanto al chilo abbondano (Elizabeth in vestaglia bianca sulle scogliere ricorda Annie Lennox nel clip per Here Comes the Rain Again). Una volta tanto, plauso al doppiaggio, davvero notevole.
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