Regia di Shekhar Kapur vedi scheda film
Vorrebbe essere il seguito di Elizabeth (1998), ma non è per nulla all'altezza del compito. Il titolo lascerebbe intendere una raffinata illustrazione dei fasti, dello sviluppo economico e culturale che (sappiamo) si avverarono durante l'età elisabettiana. Scordiamocelo. Nulla o quasi di tutto questo è tradotto e reso con efficacia in questa pellicola. Anzi, è piuttosto decadente. Superfluo diventa allora precisare che, al termine della visione, la delusione è inevitabile.
Quanto di buono a suo tempo era stato costruito con il primo film viene qui inesplicabilmente distrutto. Si aveva una regina perfetta, nella riuscita e credibile alchimia fra sensibilità, carattere e carisma? Andata perduta. Di Elizabeth rimane unicamente la straordinaria Cate Blanchett, che solo grazie al talento è in grado di sopravvivere e non affondare con la sua protagonista. Sempre immensa è, ma non è lasciata libera di esprimersi in tutto il suo splendore. Sir Francis Walsingham bucava lo schermo? Riduciamolo in secondo piano e impediamo a Geoffrey Rush di replicare il successo. Vi erano i discreti Robert Dudley e Sir William Cecil? Caduti nel dimenticatoio. Si potrebbe continuare.
Purtroppo non è che i nuovi ingressi abbiano subito un diverso trattamento. La quasi interezza della durata è, infatti, di esclusivo monopolio di un discutibile quanto inutile triangolo amoroso fra la monarca, Sir Walter Raleigh (Clive Owen) e la dama di corte Elizabeth "Bess" Throckmorton (Abbie Cornish). Esempio perfetto di come non andrebbero usati i personaggi, sprecandoli così malamente. Stendiamo un velo pietoso sui grotteschi Filippo II di Spagna (Jordi Mollà) e Mary Stuart (Samantha Morton), che manco avrebbero meritato di essere menzionati per come sono rovinati.
La noia regna sovrana. L'unico vero sincero sussulto si ha al breve flash d'immagini del primo film, in un ricordo di Elizabeth. Il che è tutto dire. Non oso nemmeno prendere in considerazione la dilapidazione finale, in dieci minuti, di uno degli avvenimenti che, al contrario, chiunque si sarebbe aspettato fosse al centro e fondamento di questo secondo capitolo.
In sostanza, andrebbe epurato dei vacui contenuti da fiction televisiva e rimpinzato di dramma, di politica e di storia. La Golden Age avrebbe dovuto apparire come tale. Molto più risalto e una migliore caratterizzazione avrebbero potuto avere diversi protagonisti (perché ignorare bellamente i corsari e Sir Francis Drake?) e un respiro epico avrebbero meritato certi eventi imprescindibili, come lo scontro con l'Invincibile Armata.
Non assegno il minimo soltanto perché si salvano l'ottima fattura dei costumi, le suggestive ambientazioni, l'atmosfera (estetica) in generale e, ovviamente, l'incomparabile Cate Blanchett.
Sull'Europa del XVI secolo soffia il vento del cattolicesimo promulgato da Filippo II di Spagna, il quale, tornato da Roma, è determinato a strappare l'"eretica" protestante dal trono e restituire l'Inghilterra alla gloria della Chiesa Romana. Pronta a partire per la guerra, Elizabeth deve anche fare i conti con l'inaspettata passione per Raleigh.
Rapporto fra i tempi concessi ai due intrecci? 1 al primo, 10 al secondo. A buon intenditor...
Il lavoro di Craig Armstrong e A.R. Rahman non sarebbe malvagio e si lascerebbe apprezzare. Ma la "dimensione" dell'opera non concede ampi margini di respiro, soffocando sul nascere ogni eventuale suggestione. Peccato.
Credo di aver già chiarito la mia posizione. Andrebbe totalmente riformulato. Salverei ben poco, purtroppo.
La forma è preservata di buon livello, ma il contenuto lascia a desiderare. Colpa delle banalità in sceneggiatura.
Non sminuisce impegno e talento nell'incarnare Elizabeth I, pur vincolata a una scadente scrittura del personaggio.
Ha il giusto carisma per conferire importanza a Sir Walter Raleigh.
Sprecato. Gli han reso impossibile conservare il suo magnetismo e Sir Francis Walsingham cade nell'ombra.
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