Regia di Francis Ford Coppola vedi scheda film
Chi vuol esser lieto sia,di diman non v'è certezza:Coppola ritorna al cinema dopo più di 10 anni(l'ultimo il comunque bello seppur alimentare L'uomo della pioggia è del 1997) e lo fa inerpicandosi su una china molto pericolosa di argomenti difficili da trattare per la loro complessità,un film che parla dell'ellissi del tempo,dei ritorni,delle radici del linguaggio,di metempsicosi,di filosofia,di ritratti animati che vivono all'interno di uno specchio con cui parlare ed interagire(il riflesso quasi come entità a parte,come ne Lo Studente di praga del 1913) .E'un film dalle tematiche assolutamente sorprendenti in un edonista come Coppola ma andando a frugare nelle pieghe delle immagini sontuose ma mai leziose che ci vengono sottoposte si nota una certa volontà dell'ultrasessantenne regista americano di guardare indietro alla sua opera e cercare di arrivarne alle sue radici.Il viaggio nella giovinezza(causato da un fulmine che lo colpisce in pieno) che fa il nerd settantenne Dominich ha il sapore di recuperare il tempo perduto in quisquilie o inconcludenti chiacchiere da bar,ha l'aspetto del piacere di ritrovarsi inaspettatamente di fronte a una seconda occasione ,una seconda chance dopo una vita condotta ai margini,in un dignitoso anonimato.E cerca di sfruttare il tempo che gli è stato così gentilmente donato dal fulmine che lo ha colpito per non buttare via un altra vita.E' infatti molto più calzante il titolo originale,Giovinezza senza Giovinezza,piuttosto che quello stabilito dal titolista italiano.Nel titolo italiano si suggerisce una nuova partenza da zero,mentre in quello originale si ha la sensazione di un ritorno alla giovinezza fisica che non è accompagnato da quella mentale,da' più l'idea di un processo di regressione innescato in continuità con la vita che stava vivendo fino ad allora piuttosto che una nuova fase di vita.E si sottolinea il distacco tra giovinezza fisica e mentale,due facce della stessa medaglia,il vero e il percepito,genotipo e fenotipo.I temi trattati da Coppola sono alti,altissimi,non tutti comprensibili a una prima lettura visto l'addentrarsi nella filosofia del linguaggio con voyeuristiche spruzzate newage.Dicevo che Coppola dà l'impressione di guardare indietro alla propria opera:echeggia Apocalypse now in più di un occasione,con la musica e con la ricerca della radice di tutto che allora aveva un nome e un grado(colonnello Kurtz),qui non è così ben definibile,come non pensare a Peggy Sue si è sposata dove troviamo una quarantenne nel corpo di una ventenne ma con la testa rimasta ai 40 anni,come non ritrovare nello stile cinematografico(a parte la scelta del bianco e nero)e nelle simbologie assonanze con quel Rumble Fish(Rusty il selvaggio) che a metà degli anni 80 sembrò un fulmine a ciel sereno,come non pensare alla rilettura del libro di Stoker,come il Dracula coppoliano il protagonista non riesce a rimanere indifferente di fronte alla propria situazione costretto a un immortalità non voluta e che vampirizza la giovinezza delle sue partners,infine come non trovare contiguità col dolore del tempo che passa che viene cantato con delicatezza in quello che viene considerato un suo film minore,Jack,in cui il protagonista è prigioniero di un corpo inadeguato.In fondo come il protagonista di questo film:mentre Jack è un ragazzino in un corpo di quarantenne destinato precocemente a invecchiare e morire,il Dominich di questo film è un settantenne nel corpo di un quarantenne e più che felice sembra perplesso. E infatti non esita a infrangere la propria immortalità ,a distruggere il proprio doppio con cui ha disquisizioni continue per cercare di evitare la trappola del tempo che non passa mai e non esita a lasciare la sua amata quando vede che in una sorta di parossistica rilettura del mito di Dorian Gray,lei invecchia precocemente anche solo per la vicinanza di lui.E qui il melodramma vola alto,il distacco,l'amore impossibile,la scelta di preservare la propria amata scegliendo al contempo la vita in solitudine,uno sguardo furtivo basta a riscattare tutto il buio della solitudine.Capisco che un film come questo possa non piacere a tutti,parlando degli estremi dell'Universo che si flettono fin quasi a toccarsi si rischia di essere solamente e inutilmente declamatori.Invece Il maestro americano ci sorprende per delicatezza,non riesce a risolvere tutti gli enigmi sollevati durante il film,sceglie di terminare con quel velo di indeterminazione che fa dubitare su tutto quello che abbiamo visto nelle due ore precedenti.Sarà accaduto?Non sarà accaduto?...Sinceramente importa poco questo è uno dei film che devono essere lasciati sedimentare come del buon vino:acquistano spessore e sapidità e non sarà più possibile dimenticarli in un angolo recondito....
non male
ok
particina a cui si presta con grande trasporto
bella e brava
la sua faccia qualunque col giusto grado di perplessità è perfetta per questo film....
una riflessione sulla propria opera e sulel radici di tanti interrogativi dell'uomo moderno.Elegante ma non lezioso
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