Regia di Silvio Soldini vedi scheda film
Michele (Antonio Albanese) è un dirigente che viene fatto fuori dai colleghi e si trova da un giorno all’altro senza lavoro. Quando lo comunica a sua moglie (Margherita Buy) inizierà per entrambi un periodo assai difficile.
Pochi registi come Silvio Soldini hanno saputo fotografare le difficoltà delle persone comuni al giorno d’oggi che, in un tessuto cittadino sempre più anonimo e straniante, devono fare i conti con la solitudine, la crisi dei rapporti affettivi, e soprattutto coi soldi che mancano sempre, spauracchio di un’esistenza costantemente in bilico verso il precipizio. Il lavoro è tutto, ma il lavoro si rivela precario, incerto, faticoso, così come i rapporti sentimentali, mai definiti: quando Michele viene licenziato si trova improvvisamente senza identità, teme di perdere la stima di sua moglie, di sua figlia e degli amici; e finisce per mettere in crisi il suo matrimonio e a sottoporsi a una serie infinita di umiliazioni nel faticosissimo tentativo di tornare a galla. Il film, dunque, appare come la diapositiva di una società dove non vi sono paracaduti per chi cade; sullo sfondo di una Genova bellissima, tetra e affascinante, dove il cielo è sempre grigio e il mare argento non è che l’ultimo richiamo verso una libertà ormai irraggiungibile. Punto di forza è anche l’ottima interpretazione di Albanese, senza nulla togliere agli altri interpreti, che qui dà il meglio di sé in un’intensa e non scontata parte drammatica.
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