Regia di Silvio Soldini vedi scheda film
Ottavo lungometraggio (compreso Giulia in ottobre, 1985) di un regista che ha fatto anche 16 tra documentari e medio-corti e ama i titoli atmosferici (L'aria serena dell'Ovest, Brucio nel vento, Agata e la tempesta), è un film che affronta due temi principali, legati stretti, l'uno privato e l'altro pubblico: l'amore coniugale, difficile da raccontare anche in letteratura, e la perdita del lavoro nel contesto di un sistema socioeconomico imperniato su quel precariato che i liberisti chiamano flessibilità, gli ideologi marxisti alienazione e i lavoratori insicurezza, umiliazione e paura del futuro. Sposati da vent'anni, Michele e Elsa vivono a Genova nel benessere economico e affettivo, appena turbato da rapporti tesi con la figlia Alice. Lui è un imprenditore di brutto e ostinato carattere che, estromesso dalla sua piccola società, rimane disoccupato e aspetta due mesi per dirlo alla moglie per non rovinarle la laurea in arti figurative finalmente raggiunta. La storia comincia in un clima di eccitata e festosa esultanza e termina con una delicata sequenza sospesa che schiude uno spiraglio di speranza. In mezzo c'è il lungo, doloroso logorio che la vita di coppia subisce in un alternarsi di liti, incomprensioni, rabbia, angosce, rinunce, mortificazioni. È un film stilisticamente diverso dai precedenti di Soldini che l'ha adattato alla materia narrativa, da lui elaborata in sceneggiatura con i fidi Doriana Leondeff e Francesco Piccolo cui si è aggiunta Federica Pontremoli. Questa presenza femminile deve aver contribuito all'insolita ed efficace cura con cui sono disegnati i ruoli minori. La regia ha fatto il resto. La cinepresa sta addosso ai protagonisti principali, spesso ripresi di spalle e seguiti con nervosi, funzionali piani-sequenza (fotografia di Ramiro Civita), commentati con ammirevole discrezione dalla musica di Giovanni Venosta. La claustrofobica densità del racconto rischiava di essere ripetitiva, ma Soldini quasi sempre la evita con la leggerezza dei soprassalti umoristici, le uscite a piedi o in motorino per la fotogenica Genova, le aperture panoramiche sul mare. A dargli l'acqua della vita provvedono in modo eccellente Buy e Albanese, che recitano con tutto il corpo. È un'interpretazione, la loro, che meriterebbe un discorso a parte.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta