Regia di Silvio Soldini vedi scheda film
Passano i giorni e con essi anche le nuvole delle nostre quotidiane preoccupazioni: troppo dolce e poco agro il finale - e la morale in esso intrinseca - di questo lungometraggio di Soldini che ha però comunque numerosi pregi. Primo fra tutti, quello di affrontare senza mezzi termini la crisi economica già in atto in un'Italia che verrà duramente provata negli anni successivi da un'inaudita ondata di recessione; ma i tempi sono maturi per problematiche già piuttosto diffuse come la disoccupazione in età matura e il conseguente reinserimento lavorativo da parte di quaranta-cinquantenni improvvisamente privati di reddito. In sottofondo scorre intanto il paesaggio, quello della solita Italia arraffona, caciarona, ostentatrice di un effimero successo e di un lusso di circostanza che ben presto saranno costretti a fare a pugni con la dura realtà; la sceneggiatura di Soldini, scritta con Doriana Leondeff, Federica Pontremoli e Francesco Piccolo, tiene saggiamente conto dell'ambiente in cui l'azione si svolge e non fa nulla per tentare di addolcirlo; ciononostante va a cozzare nel finale con un insensato conato buonista, ottimista che non rende affatto giustizia alla serietà con cui gli argomenti erano stati precedentemente trattati. Riappacificazione dei personaggi e speranza nel futuro non sono carte spendibili al termine di una storia dotata di questo stampo. A favore di Soldini giocano però gli interpreti, tutti perfettamente in parte: la nevrotica Margherita Buy (premiata a Mosca e con un David), l'ironico e cupo Antonio Albanese e tutti i comprimari, da Battiston alla Rohrwacher, da Fabio Troiano a Carla Signoris. 5,5/10.
A causa di divergenze con i soci, un uomo di mezza età viene estromesso dalla sua stessa ditta. Lui si ritrova senza un reddito, mentre la moglie è disoccupata e la figlia ventenne non ha un rapporto idilliaco con i genitori: in famiglia la tensione esplode.
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Caro Miguel, la tua recensione è più che esauriente. Sono d'accordo sugli interpreti che sono perfettamente in parte in quanto, a mio parere, ormai più che attori principali abbiamo innumerevoli caratteristi che, ovviamente, recitano sempre la loro parte. Essendo io un tantino più generoso (a votazioni) gli ho dato tre stellette (6). Un caro saluto
Caro Miguel sono sempre del parere che Albanese in versione drammatica sia nettamente superiore all'Albanese versione commedia (alcune davvero risibili,altre un po' meglio....)
Grazie a entrambi per gli spunti: effettivamente sono d'accordo su tutto, sia sul fatto che gli "attori" in Italia sono in via di estinzione (Giannini, Servillo, forse Proietti...), sia sul fatto che Albanese, bravo comico, sappia fare anche di meglio in vesti drammatiche.
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