Regia di Silvio Soldini vedi scheda film
In una lussuosa casa genovese si festeggia il conseguimento dell'agognata laurea in arti figurative da parte di Elsa (Buy). Sono gli ultimi fuochi che Michele (Albanese), sposato con Elsa da vent'anni, si concede prima di squadernarle davanti un'inattesa quanto dolorosissima realtà: lui ha perso il lavoro, silurato dai soci con i quali divideva una piccola impresa. Comincia così un'apocalisse con tutti gli addentellati del caso: lui alla ricerca di un nuovo lavoro, lei costretta ad accantonare i sogni coltivati con l'arte per cercarsi un posto qualsiasi, l'appartamento che va venduto, la difficoltà ad arrivare alla fine del mese, il pudore e la vergogna per la nuova condizione che impedisce di parlarne agli amici, le liti inevitabili, l'apatia e la disillusione che crescono, i lavori sempre più dequalificati e precari.
Dopo l'aria, il vento e la tempesta, sull'ottavo lungometraggio di Soldini si addensano le nubi fosche della disoccupazione: nella sua discesa nell'inferno di una vita stentata e senza più il sostegno del lavoro, il Michele interpretato da Antonio Albanese richiama - per accenti neorealisti e nichilismo esistenziale - la figura tragica dell'Umberto D. di De Sica. Sul suo personaggio il copione scritto dal regista milanese con Doriana Leondeff, Francesco Piccolo e Federica Pontremoli innesta qualche mania di grandezza (con lo spettatore a domandarsi: "ma sarà anche un po' colpa sua?"). È una delle poche smagliature di un film diretto con piglio semidocumentaristico e narrazione quasi granulare, con la macchina da presa incollata agli attori in lunghi piano-sequenza a sottolineare il realismo della messinscena. Rispetto a certi film coevi sullo stesso tema, Giorni e nuvole evita tanto il lucido cinismo del Loach di In questo mondo libero quanto la programmatica oleografia del Muccino di La ricerca della felicità. Soldini si concentra piuttosto sul tema della ricaduta nel quotidiano della disoccupazione, sul modo in cui un'esistenza fatta di sicurezze viene terremotata in una condizione prima impensabile. A dare corpo e voce alla vicenda ci sono un Antonio Albanese sideralmente lontano dall'Epifanio che gli diede la fama in tv e una Margherita Buy che sta alle attrici della sua generazione come Maradona al calcio. Ma più di tutti sorprende la giovane Alba Rohrwacher, giù vista in Mio fratello è figlio unico e Piano, solo - che nella parte della figlia tocca vertici di impressionante sincerità espressiva.
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