Regia di Frank Oz vedi scheda film
Quando si tratta di far ridere, Frank Oz ci sa fare. Dopo aver scardinato l’iconografia classica del matrimonio con In & Out, aprendo di fatto alle unioni gay, stavolta dissacra le esequie del caro estinto. Sin dal titolo italiano si cita l’immortale Hollywood Party, proponendosi di captare da quella devastante macchina comica almeno lo spirito e l’eco del pubblico. Funeral Party non promette che una risata ci seppellirà (come quei prodotti alla Scary Movie), anche perché la battuta sarebbe parsa di un cinico estremamente beffardo: quella esibita nel film non è comicità demenziale, ma raffinato, scatenato, nero umorismo capace di sdrammatizzare (eufemismo) un momento drammatico come un funerale. E sta proprio nella contestualizzazione della comicità, in questo inserire situazioni e battute al limite della normalità nella cornice tragica, a donare al film il gusto sadico dello sghignazzo costante. Seppur vero che non brilli di originalità in talune situazioni, non si può tacere sulla continuità rapida di una commedia ironicamente feroce (non ne esce tanto bene l’alta borghesia inglese, messa alla berlina per la sua ipocrisia generata dall’atmosfera benestante), non priva di una sua amarezza nel prefinale, ma certamente infarcita di elementi spassosi, come tutto il filone riguardante l’amante nano o gli interventi del vecchio patriarca paraplegico, senza dimenticare la figura poeticamente ridicola del drogato che gira nudo.
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