Regia di Kinji Fukasaku vedi scheda film
Francamente l'ho trovato un film mediocre, ma ammetto di aver avuto difficoltà a seguirne l'intreccio. Dovrei far seguire una indagine più accurata, ma, sniff sniff - oggi mi va di essere franco - sono poco propenso a credere che ci scoverei qualcosa di buono anche se ricostruissi minuziosamente la trama. Ecco perchè sarà molto poco probabile che lo rivedrò e, a scanso di equivoci, l'ho visto per un solo motivo: Meiko Kaji compare nella serie, e non vorrei arrivare totalmente impreparato agli episodi in cui compare.
Un giudizio a naso: pura spazzatura ma di discreta fattura?
Ho letto che chiamano la saga "Il padrino giapponese", che ebbe enorme successo, segno che la mafia - siciliana o giapponese - è sempre motivo di grande interesse. Intrighi, tradimenti, gente priva di capacità di pensare, che mette mano al coltello ed ha - o non ha - codice d'onore, popolano questi grandi "affreschi epici".
E' un pò come fare un viaggio a Tokyo, scendere dall'aereo, sistemarsi in albergo e cominciare il giro turistico dei suoi bassifondi. Contro quel muro ha alzato la zampa un cane, là sparge nel vento una montagna di rifiuti l'orrendo lezzo, qui un barbone tende miserando la mano, trovando io diletto nel bel giretto.
Il film comincia bene, due braccia tagliate con una katana, scene confuse, urla varie. La notazione sociale "la gente doveva difendersi da sè", un tale che si sventra quel tanto che basta per riuscire ad uscire di galera, non prima di essere diventato fratello di sangue del compagno di cella.
C'è anche il rituale taglio del dito.
C'è la data della morte dei singoli yakuza.
I personaggi sono presentati con un brevissimo fermo immagine e la scritta di presentazione, come i mostri di Vega nella serie Atlas Ufo Robot. La musica è simile, ed è sempre sua la colpa se mi piacevano così tanto queste serie giappopazze, nei giorni della "tarda" infanzia. E' musica esaltante.
Cosa non si guarda per te, cara Meiko Kaji, e forse non mi degneresti neanche di un sorriso!
Non sono sorpreso di vedere che il film (come gli altri della saga che ancora devo vedere) goda di ottima reputazione. Ormai mi aspetto qualsiasi "stranezza", se Kill Bill è ritenuto un capolavoro, se si discute animatamente su Bastardi senza gloria, un'altra clamorosa idiozia versione de luxe - c'era gente al cinema che trovava divertente vedere spaccare con una mazza da baseball la testa di un ufficiale nazista che s'era rifiutato di tradire i suoi complici (lo so, lo so, non ho capito la situazione, altrimenti non potrei fare a meno di apprezzare) - vuol dire che un muro divide me e costoro che apprezzano l'immaginario del regista. E non si tratta di arrivare a capirsi - tirare in ballo una presunta riflessione sul cinema o sull'immaginario di un regista o che altro -, ad intendersi: si tratta proprio di un muro che impedisce ogni comunicazione.
Stanze e strade rigorosamente separate, per andare d'accordo.
Ricordo, alla fine della visione di Bastardi senza gloria, una ragazza che confessò la propria agitazione, causata dal film, al suo ragazzo. Egli rispose con rigore scientifico
"E' Quentin".
...la ragazza sembrò non opporre resistenza all'evidenza dei fatti. Eastwood non lo era.
Eppoi sentirlo chiamare "Quentin", che rabbia mi fa... andiamo, è il loro vecchio amico? Lui si che li comprende? S'è mai detto "Alfred" o "John" riferendosi ad Hitchcock e a Ford? Forse perchè sono nomi troppo comuni? Ma non ho neanche mai sentito chiamare "Fritz" l'autore di "M"!
"Fritz ci ha consegnato un altro dei suoi capolavori"...
"Il buon Delmer ha diretto un altro western memorabile"...
Divago, è vero, ma se divago è per disperazione, non ho bevuto. Ho le lagrime agli occhi. Il discotto della fortuna dice: "il futuro non è così roseo" (citazione da Bitch Slap).
Dovrò vedere i capitoli successivi ma, se non ho capito male, già nel prossimo ci sarà Meiko Kaji, vuoi vedere che torno a riveder le stelle?
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