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Lotta senza codici d'onore

Regia di Kinji Fukasaku vedi scheda film

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La recensione su Lotta senza codici d'onore

di OGM
8 stelle

La violenza della yakuza è, secondo Fukasaku, un primitivo rito di sangue, in cui la rabbia è l'unico motore e la vendetta l'unica legge. La sua origine è un furioso tumulto di corpi  (visualizzato dal concitato dinamismo delle scene corali),  culminante nel pubblico sacrificio della vittima designata. La connotazione carnale della guerra tra bande è sottolineata dal carattere familiare (filiale o fraterno) dei legami interni al gruppo criminale: alla fisicità convulsa, contratta dallo sforzo della lotta e sfigurata dalle smorfie di dolore, corrisponde il dilaniante tormento interiore delle anime, nella tensione tra fiducia e sospetto, tra fedeltà e tradimento. L'intricato e mutevole sistema  delle alleanze è determinato, più che dalle variabili logiche della convenienza, dall'altalenante ritmo delle passioni e degli umori. L'istinto prevale sul calcolo, in un conflitto crudo e viscerale che risponde solo al cieco impeto dell'odio. Non c'è continuità tra i samurai e la yakuza, alla quale non spetta alcuna dignità di casta, essendo unita soltanto da una labile forma di complicità, lacerata dalle invidie e fatta definitivamente a pezzi dalle ambizioni personali. In questo generale massacro di uomini e princìpi, il personaggio di Shozo Hrono rappresenta un tentativo di coerenza e rettitudine, l'impegno a identificarsi con i propri ideali  e a sviluppare un senso di appartenenza. Il suo agire, per quanto cruento, porta  i segni dolorosi di un'umanità ferita nell'intimo, nei sentimenti come nelle più profonde convinzioni. La sua figura si muove con delicata solidità, e con una vena quasi romantica, attraverso lo strepitante realismo tipico dell'action movie nipponico. "Lotta senza codici d'onore" è una contro-saga spinta all'eccesso, in cui l'obiettivo è tutto concentrato sullo spettacolo urtante e ripetitivo dell'animosità e della carneficina, escludendo del tutto il mondo esterno: l'ambiente giapponese è assente, la storia della nazione è citata, ma vive al di fuori di quello che appare come un microcosmo unidimensionale, incolore ed invariabilmente asfittico, non confortato nemmeno dal respiro millenario della tradizione.

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