Regia di Kinji Fukasaku vedi scheda film
La violenza della yakuza è, secondo Fukasaku, un primitivo rito di sangue, in cui la rabbia è l'unico motore e la vendetta l'unica legge. La sua origine è un furioso tumulto di corpi (visualizzato dal concitato dinamismo delle scene corali), culminante nel pubblico sacrificio della vittima designata. La connotazione carnale della guerra tra bande è sottolineata dal carattere familiare (filiale o fraterno) dei legami interni al gruppo criminale: alla fisicità convulsa, contratta dallo sforzo della lotta e sfigurata dalle smorfie di dolore, corrisponde il dilaniante tormento interiore delle anime, nella tensione tra fiducia e sospetto, tra fedeltà e tradimento. L'intricato e mutevole sistema delle alleanze è determinato, più che dalle variabili logiche della convenienza, dall'altalenante ritmo delle passioni e degli umori. L'istinto prevale sul calcolo, in un conflitto crudo e viscerale che risponde solo al cieco impeto dell'odio. Non c'è continuità tra i samurai e la yakuza, alla quale non spetta alcuna dignità di casta, essendo unita soltanto da una labile forma di complicità, lacerata dalle invidie e fatta definitivamente a pezzi dalle ambizioni personali. In questo generale massacro di uomini e princìpi, il personaggio di Shozo Hrono rappresenta un tentativo di coerenza e rettitudine, l'impegno a identificarsi con i propri ideali e a sviluppare un senso di appartenenza. Il suo agire, per quanto cruento, porta i segni dolorosi di un'umanità ferita nell'intimo, nei sentimenti come nelle più profonde convinzioni. La sua figura si muove con delicata solidità, e con una vena quasi romantica, attraverso lo strepitante realismo tipico dell'action movie nipponico. "Lotta senza codici d'onore" è una contro-saga spinta all'eccesso, in cui l'obiettivo è tutto concentrato sullo spettacolo urtante e ripetitivo dell'animosità e della carneficina, escludendo del tutto il mondo esterno: l'ambiente giapponese è assente, la storia della nazione è citata, ma vive al di fuori di quello che appare come un microcosmo unidimensionale, incolore ed invariabilmente asfittico, non confortato nemmeno dal respiro millenario della tradizione.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta