Regia di Robert Wise vedi scheda film
Capolavoro in catalogo RKO, sullo stile colto, implicito e suggerito del produttore Val Lewton. Una delle migliori regie di Robert Wise grazie alla presenza di attori memorabili (Boris Karloff e Henry Daniell). Un caposaldo, imperdibile, del cinema "fantastico".
Edimburgo, 1831. Il dottor MacFarlane (Henry Daniell), luminare dell'anatomia, insegna in un istituto di medicina, dove tiene lezioni sul corpo umano, facendo ricorso all'uso di cadaveri. In genere si tratta dei resti di povera gente, forniti dal consiglio municipale. Per poter sopperire alla carenza di "materiale", MacFarlane si serve del cinico Gray (Boris Karloff), vetturino che arrotonda le sue entrate dissotterando dal cimitero i defunti. Su richiesta del suo nuovo assistente, il brillante neo laureato Fattes (Russell Wade), MacFarlane si offre, in via eccezionale, per operare Georgina (Sharyn Moffett), una bambina paralitica, figlia di una vedova entrata in simpatia di Fattes. Prima di eseguire l'operazione il dottore intende esaminare in dettaglio una colonna vertebrale, motivo per cui Fattes chiede a Gray di procurargli un nuovo corpo. Quando il vetturino si presenta con il cadavere di una giovane zingara senzatetto, diventa chiaro che ha fatto ricorso al delitto. Successivamente, anche il corpo senza vita di Joseph (Bela Lugosi) - l'inserviente di MacFarlane che aveva tentato di ricattare Gray - viene recapitato a MacFarlane. È allora che il medico intende rompere ogni rapporto con Gray, finendo invece per subire la sua malvagia presenza, sempre più invadente, per evitare di essere trascinato nella responsabilità delle sue macabre azioni.
"L'errore permette all'uomo di elevarsi.
La tragedia permette all'uomo di apprendere.
La strada della conoscenza nasce nelle tenebre e sfocia nella luce."
(Ippocrate di Kos, didascalia conclusiva)
Da un racconto breve di Stevenson, a sua volta ispirato dalla reale vicenda degli "Assassini di West Port" (Burke e Hare), più volte citata dai personaggi del film, Robert Wise realizza un capolavoro del cinema horror, rispettando il volere del co-produttore Val Lewton (assieme a Philip MacDonald, anche autore della sceneggiatura). Jack J. Gross, produttore esecutivo della RKO, avrebbe insistito per un prodotto più estremo (con gore, sangue e scene cruente), andando contro le indicazioni del "Production Code" (sorta di censura cinematografica americana del tempo), ma Lewton cercando di tenersi in equilibrio tra le due opposte correnti di pensiero, riesce a tratteggiare una Edimburgo decisamente macabra e inquietante, senza eccedere sul piano visivo con particolari raccapriccianti. Come, d'altra parte, suo solito, Lewton conferma uno stile dimesso, ma potenzialmente più efficace a livello di suggestione, già ben espresso nel suo precedente e assoluto capolavoro del cinema horror (Il bacio della pantera, 1942). Film colto, d'atmosfera, ben recitato, diretto e messo in scena, La jena - L'uomo di mezzanotte segna l'inizio del sodalizio artistico tra il grande Boris Karloff e lo stesso Lewton, che darà vita ad altri due gioielli del cinema horror: Il vampiro dell'isola (1945) e Bedlam (1946). Ridistribuito nel 1990, in una versione colorizzata per volere della RKO, resta uno dei migliori film diretti da Wise e interpretati da Karloff, nonché il titolo di punta della breve serie di pellicole [1] ispirate dalle terribili azioni di Burke e Hare.
Curiosità [2]
Il cagnolino che compare nelle scene iniziali, guardiano della tomba del suo padrone, è ispirato a "Greyfriars Bobby", probabilmente il cane più famoso di Edimburgo. Il 15 febbraio 1858 un uomo del posto, di nome John Gray, morì di tubercolosi. Bobby, un piccolo Skye Terrier, apparteneva a John. I due erano praticamente inseparabili da circa due anni. Il cagnolino guidò il corteo funebre di Gray alla tomba del cimitero di Greyfriars, e più tardi, quando tentò di rimanere nel cimitero, fu mandato via dal custode. Dopo essere tornato presso il giaciglio del suo padrone, si è rifiutato di abbandonare il posto, qualunque fossero le condizioni atmosferiche. Nonostante gli sforzi congiunti del custode del cimitero, della famiglia di Gray e di altre persone del luogo, Bobby si rifiutò di lasciarsi trascinare lontano dalla tomba. Sebbene i cani non fossero ammessi nel cimitero, le persone si radunarono e costruirono un rifugio per Bobby e lì rimase, a guardia del suo amato padrone. In realtà, Bobby non è stato massacrato da un ladro di cadaveri (come avviene nel film), ma invece è rimasto sulla tomba per quattordici anni, lasciandola solo per nutrirsi. Morì il 14 gennaio 1872, all'età di 16 anni e fu sepolto a soli settantacinque metri dalla fossa del suo padrone.
Critica
"I titoli di testa, i poster e il materiale promozionale di The Body Snatcher evidenziavano innanzitutto Karloff, ma davano il secondo posto a Lugosi, per quanto la sua sia soltanto una breve partecipazione straordinaria. Nel trailer del film Karloff era definito 'The Hero of Horror', mentre Lugosi era 'The Master of Menace'. Nonostante il poco tempo a disposizione e il poco denaro da spendere, il film gode di un cast più costoso rispetto allo standard della RKO. A parte Karloff e Lugosi, il ruolo del dottor MacFarlane, gelido insegnante di anatomia, andò ad Henry Daniell, attore inglese specializzato in ruoli negativi, già partner di Greta Garbo in Camille (Margherita Gautier, 1937) e rivale di Errol Flynn nei duelli di The Sea Hawk (Lo sparviero del mare, 1940). La coppia Karloff-Daniell si rivelò efficace soprattutto nei loro memorabili dialoghi. Il 25 ottobre 1944 iniziano le riprese di The Body Snatcher, che dureranno tre settimane: alle 9 del mattino il primo ciak per Karloff allo Stage 4 della RKO, mentre Lugosi arriva sul set il giorno dopo. Gli RKO Studios utilizzarono vecchie scenografie di altri film e un ranch di loro proprietà nella californiana San Fernando Valley. (....) Venerdì 17 novembre 1944, con tre giorni di ritardo sulle previsioni, ci fu l'ultimo ciak di The Body Snatcher per Karloff, che lavorò fino alle 10 di sera girando la scena dell'assassinio del cane, nel cimitero ricostruito agli studi della RKO. Anche se ancora sofferente per problemi di schiena, a Karloff non mancava il buonumore: durante le riprese fece scoppiare a ridere un gruppo di militari in visita sul set. I soldati stavano assistendo al ciak di una delle scene in cui l'attore portava in spalla un cadavere avvolto nella tela. Arrivato davanti all'imprevisto pubblico di soldati, Karloff lasciò cadere a terra l'involto che trasportava, esclamando: 'Dannazione, questa roba pesa!' Ed esplose la risata dei militari. Come scrive Ed Bansak, 'a parte la sua performance nella parte del Mostro, Karloff non è mai stato migliore in un ruolo, o più a suo agio, di quanto sia stato con Cabman Gray'. Gray è un personaggio complesso, che alterna saggezza a dichiarazioni (e comportamenti) senza scrupoli e Karloff rende morbosa ogni sua apparizione, permettendosi ancora una volta di recitare senza essere invecchiato dal make-up. Trascurato nel vestire, ma con cappello a cilindro, ubriacone, ma melliffluo quando necessario, Gray potrebbe apparire mosso da buone intenzioni (aiutare la guarigione della bambina), ma i suoi sguardi, come i sorrisi sardonici e a tratti satanici, rivelano che non è 'buono' come sembra. Per procurare un cadavere agli esperimenti del dottor MacFarlane sceglie una vittima assolutamente innocente e angelica: la cantante di strada. Il personaggio si caratterizza ulteriormente nei diversi dialoghi con MacFarlane, che Gray si ostina a chiamare con il soprannome 'Toddy'. Gray rimprovera al dottore di averlo costretto a compiere atti che lui non osava compiere e nello stesso tempo ricorda a MacFarlane indicibili complicità del passato. Il conflitto tra i due diventa così uno dei punti di forza del film, accanto all'humor e alle atmosfere in perfetto stile Lewton: il film riesce a creare terrore semplicemente con il suono degli zoccoli del cavallo che trascina la carrozza di Gray e ne annunciano la presenza o inquadrando le strade piene di ombre. The Body Snatcher aggiunge anche un ultimo tassello al legame contraddittorio tra Boris Karloff e Bela Lugosi. La scena dell'omicidio di Joseph sembra una metafora del rapporto tra i due attori. Come nella vita reale, Karloff (con il suo successo) soffoca Lugosi (alla disperata ricerca di soldi). E l'ungherese sembra capire poco le parole dell'inglese, come nella realtà aveva difficoltà a comprendere una lingua che non dominava appieno. Secondo Wise, le scene con Lugosi si dovettero ripetere più volte, per le cattive condizioni di salute dell'attore che era stato Dracula. Viceversa Karloff pare in piena forma, e non utilizza controfigure, se non nella lotta finale con MacFarlane, e guida la carrozza di persona. Proprio la scena finale, che fa scivolare il film verso il soprannaturale, aveva goduto di una grande cura nella realizzazione: una seconda unità diretta da Mark Robson girò gli esterni della carrozza, mentre Wise curò in studio la regia dell'interno del cocchio, con Karloff e Daniell. Oggi The Body Snatcher può apparire innocuo, ma all'epoca fece scalpore. Variety sottolineava gli aspetti estremi del film 'non adatto ai deboli di stomaco' e il film subì gli attacchi degli integralisti cattolici. La censura americana definì la storia di The Body Snatcher come 'inaccettabile' e 'repellente', facendo obiezioni sull'eccessiva indulgenza per la crudeltà di Gray: il film venne vietato a Chicago e negli stati dell'Ohio, New York, Kansas e Pennsylvania, subendo pesanti tagli laddove ottene il permesso di proiezione. Nessuna speranza invece in British Columbia, dove il film non venne comunque ammesso. La censura colpì anche in Inghilterra: il film fu pesantemente manipolato per togliere ogni riferimento a Burke e Hare (i due ladri di cadaveri) e nelle scene conclusive le immagini di Karloff avvolto dal sudario vennero tagliate. Meno severa della censura fu la critica: la rivista Time lodò la capacità delle ultime scene del film di 'far drizzare i capelli in testa', mentre The Hollywood Reporter elogiava l'humor sardonico di Karloff. E il pubblico premiò il film: per Val Lewton si trattò del maggior successo al box office, sia in America che oltre Oceano. Il giorno di San Valentino era una data ideale per lanciare i film horror, fin dai tempi del Dracula di Tod Browning. Così la prima mondiale di The Body Snatcher venne programmata proprio per il 14 febbraio, al Missouri Theatre di St. Louis, con spettacolo di magia incluso. Se Dracula ebbe un lancio che puntava sull'erotismo eterosessuale del vampiro, per The Body Snatcher si vira su una scelta più ambigua, quasi omosessuale: la RKO invia dei bigliettini di auguri per San Valentino con le immagini di Karloff che soffoca Lugosi e la scritta 'Please Give Me a Piece Of Your Heart' (per favore dammi un pezzo del tuo cuore). Dopo l'anteprima, bisognerà attendere il mese di maggio per la distribuzione di The Body Snatcher, accompagnata da una impegnativa campagna pubblicitaria. Il 10 maggio 1945, infatti, il film esordirà all'Hawaii Theatre di Hollywood, con l'atrio del cinema addobbato come un cimitero e uno sketch macabro sul palco prima della proiezione. Un poster, tra l'altro, immortalava Karloff mentre trasporta un cadavere femminile, una scena che nel film non c'è. Il successo di The Body Snatcher fu straordinario."
(Fabio Giovannini) [3]
"Ispirato da un breve racconto di Robert Louis Stevenson, è uno dei capolavori del produttore Val Lewton, l'anima dietro questo film come dietro a tutti quelli da lui prodotti. Sul tema dei ladri di cadaveri necessari allo sviluppo della medicina, Lewton e il regista Robert Wise, destinato a una brillante carriera, costruiscono un film ricco di sfumature, con dialoghi profondi e intelligenti e una struttura narrativa molto articolata e piena di suggestioni, popolata da personaggi dalla complessa psicologia, nessuno dei quali è un semplice stereotipo. A emergere sono soprattutto il dottor MacFarlane, combattuto tra ambizione e senso di colpa, e il vetturino John Gray, mefistofelico ma pienamente consapevole di non essere più mostro di quelli che si servono di lui e capace di una profonda umanità, che lo spinge a essere il promotore dell'operazione sulla bambina. Harry Daniell e Boris Karloff sono superlativi nel tratteggiare questi due personaggi così difficili. Dopo una fase iniziale e centrale dedicata allo sviluppo della storia e dei personaggi, il film si chiude con un finale macabro di grandissimo effetto, reso magico dal perfetto e allucinato bianco e nero. Un capolavoro da non perdere."
(Rudy Salvagnini) [4]
"Nel 1944 la RKO mise sotto contratto Boris Karloff per tre pellicole, cosa che sembrava stridere con l'intenzione della casa di produzione di realizzare film senza mostri e star del genere riconoscibili. La carriera dell'attore, inoltre, aveva preso una china discendente che lo aveva portato a interpretare mediocri film perlopiù nel ruolo dello scienziato pazzo. In realtà, il mestiere di Karloff fu uno degli elementi determinanti la riuscita degli ultimi tre film della 'Snake pit Unit'. (...) Wise gira la Jena - L'uomo di mezzanotte con un budget risicatissimo e utilizzando le scenografie non ancora smontate di Notre Dame (1939) di William Dieterle e di Mademoiselle Fifi (1944) di Robert Wise, uno dei duei film non horror prodotti da Lewton in quel periodo per la RKO (l'altro fu Youth Runs Wild, regia di Robson). Basata sul racconto 'Il trafugatore di salme' (The Body Snatcher, 1884) di Robert Louis Stevenson, a sua volta ispirato agli omicidi di Burke e Hare, trafugatori di salme e in seguito assassini seriali, che sconvolsero Edimburgo attorno all'anno 1828, la pellicola trasmette il consueto senso dell'orrore dei film di Lewton, poggiante sul suggerito e sul fuori campo, sull'oscurità e sulle ombre, sui particolari accessori e mai sull'evento violento in sé manifestatamente rappresentato. Lewton, con lo pseudonimo di Carlos Keith, firma la sceneggiatura insieme a Philip MacDonald (non accreditato). (...) Il finale presenta un risvolto soprannaturale che rispecchia quello del racconto e s'inserisce perfettamente nella poetica di Lewton, in cui è possibile anche una spiegazione razionale, come manifestazione di uno stato psicologico alterato del dottore e di un inconscio minato da un terrore tutto interiore. Magistrale l'interpretazione di Boris Karloff, grande nel comunicare il fascino ipnotico della sua persona e un bieco e disgustoso senso di repellenza alla medesima. Nella parte di un domestico appare un'altra ex star della Universal ormai al tramonto, Bela Lugosi, come Karloff imposto a Lewton dalla RKO." [5]
"Rarissimo caso di trasposizione cinematografica superiore al testo originale da cui è tratta, per quanto ambedue le versioni siano emblematiche della concezione di cinema del produttore Val Lewton, laddove il terrore doveva essere unicamente evocato e suggerito da immagini e atmosfera, ma tenuto nascosto agli occhi dello spettatore e con un ambiguo equilibrio tra spiegazione naturale e soprannaturale. Il racconto di Robert Louis Stevenson è ambientato nella Edimburgo di metà Ottocento, sconvolta dagli omicidi di Burke e Hare, trafugatori di salme in seguito assassini seriali che vendevano i cadaveri al dottor Robert Knox per i suoi studi anatomici."
(Michele Tetro) [6]
"The Body Snatcher, fu, da tutti i punti di vista, molto soddisfacente. Ebbe eccellenti recensioni, ed i dati del box office consolidarono la posizione di Lewton nello studio RKO. Tratto da un racconto di Robert L. Stevenson, fu considerato troppo letterario dai cineasti puri, il che, se si esamina oggi il film, significa che è profondamente intriso dell'atmosfera dell'epoca, che il livello dei dialoghi è superiore alla media e che la definizione dei personaggi è completa ed esauriente. (...) Lewton, pur lavorando con un budget limitato, riuscì, grazie ad un'intelligente cura dei dettagli, ad evocare un senso di sorprendente autenticità storica. I costumi, le carrozze, i negozi e le stradine di Edimburgo della Reggenza sono veramente vivi. Per di più, Lewton non ebbe mai una mano altrettanto felice nello scegliere gli attori: Karloff diede alla interpretazione di Gray un senso d'arcana allusività, mirabilmente sovrapposto a quello di potenza che deriva dai rapporti del personaggio con lo sprovveduto MacFarlane. Nella scena migliore spiega a Joseph, servo del medico (Bela Lugosi), come Burke, un infame becchino diventato omicida, riuscisse ad allettare con le lusinghe le sue vittime, delle donne alcolizzate, per eliminarle. 'Come le ingannava...', sussurra untuosamente, e di rado un attore è riuscito ad esprimere in modo così convincente la pura lusinga del male. Il film, in ogni caso, non appartiene tutto a Karloff: l'attore deve fare continuamente i conti con la superba caratterizzazione del MacFarlane di Daniell. Passando dai momenti in cui si scaglia urlando contro il perfido assistente a quelli in cui rimungina affranto sui propri peccati. Daniell riesce ad esprimere perfettamente il ritratto di un uomo distrutto, torturato. Dal punto di vista registico, non c'è un granché da dire, ma Robert Wise, che firmò il film, ha dato ben poche occasioni, nella sua carriera successiva, con l'eccezione di The Haunting (Gli invasati, 1963), di elogi sperticati. Piuttosto, ci si scopre ad ammirare quei tocchi che sono ovviamente opera di Lewton, come la scena dell'assassinio della cantante: il 'clip-clop' ritmato della carrozza di Karloff è un contrappunto mortale alla dolcezza e alla purezza del canto della ragazza: si avvicina, si avvicina sempre di più, finché, all'improvviso, sparisce sotto un portico buio, e la canzone improvvisamente si interrompe."
(Robert F. Moss) [7]
100 pallottole d'Argento
Dario Argento presenta: Val Lewton [8]
"Val Lewton è una delle persone più interessanti del cinema mondiale. Nacque in Russia, ed è stato il nipote di una famosissima attrice e regista, un personaggio bizzarro, Alla Nazimova che, anche lei, emigrò in America, da Jalta, e divenne la mentore, la maestra, forse anche l'amante di Rodolfo Valentino. Diresse alcuni film, fu scrittrice, direttrice di salotti letterari. Tra l'altro era di una bellezza incredibile, una donna stupenda. A un certo punto della sua vita, Alla Nazimova chiamò a lavorare suo nipote, Vladimir Ivan Leventon, da cui il nome anglicizzato Val Lewton. Attraverso le sue grandi amicizie, che aveva saputo coltivare, lo fece lavorare in una produzione di David Selznick. Prima Lewton fece dei piccoli lavori, poi fu impegnato nella realizzazione di Via col vento, un grande film, molto spettacolare, il più grande film all'epoca realizzato negli Stati Uniti. Acquistò, così, grande fama di essere un bravissimo produttore. Passò allora alla RKO, società di produzione storica, grandissima, che però stava navigando in cattive acque e, in quel periodo, decisero di realizzare dei film a basso costo, incaricando Val Lewton. Lewton ebbe l'idea di realizzare una serie di film horror inquietanti, avvalendosi di registi destinati a grande fama, tipo Jacques Tourneur. Ma, in realtà, il personaggio centrale di queste opere era proprio Val Lewton, con la sua intelligenza, l'intuitività, il fatto che era un bravo sceneggiatore, ottimo sul set, più bravo dei registi con cui lavorava. Così, dal 1942 al 1946, realizzò una decina di film, tutti molto interessanti, che però non gli valsero una gran fama. Dettero invece fama ai registi che li fecero. Cominciò con Cat people [9], un film stupendo, che ebbe un certo successo e, ancora oggi, viene replicato nei cineclub e piace moltissimo (ha avuto anche un remake con Natassja Kinski). Lui non ebbe successo, ma andò avanti a fare questi piccoli, ma bellissimi, film. Cambiò continuamente registi, tipo Mark Robson, un montatore passato alla regia, ad esempio, per La settima vittima, con Kim Hunter - attrice che era presente in Un tram che si chiama desiderio, con Marlon Brando, ma anche in un mio film (Due occhi diabolici, faceva una piccola parte; era un mio personale omaggio a lei e a La settima vittima, nel quale aveva debuttato appena diciottenne). Dobbiamo, forse in parte, anche a Martin Scorsese la fama attuale di Val Lewton, perché fece un importante documentario su Val Lewton, giudicandolo un genio. Era un genio, in senso trasversale: della sceneggiatura, della regia, della produzione. Era una persona di una intelligenza incredibile. Purtroppo morì molto presto, giovanissimo, nel 1951, mentre stava lavorando su un film molto importante, con Stanley Kramer. Così ci è mancata la possibilità, e il piacere, di vedere tanti suoi altri film..."
Citazione
"Sento di non avere imparato niente dal dottore. Mi ha insegnato alla perfezione l'anatomia, ma non la poesia della medicina."
(Fattes)
Visto censura [10]
Bocciato a una prima revisione cinematografica il 01 aprile 1949, La jena - L'uomo di mezzanotte ottiene, dopo traversie piuttosto sgradevoli e solo a distanza di mesi (13 settembre 1949), vista censura n. 5594 a condizione "di escludere (dalla visione) i minori degli anni 16 e con il taglio della parte centrale della scena dell'uccisione del vecchio cameriere 'lasciando l'aggressione e la contemplazione finale del cadavere, appena tale'."
Metri di pellicola accertati: 2142 (circa 80' in proiezione cinematografica).
In occasione di una seconda revisione (v.c. n. 71852), avvenuta il 06 maggio 1978, e con un ulteriore taglio che riduce la pellicola a 2102 metri, il film ottiene finalmente derubricazione, potendo essere proiettato in pubblico senza più limiti di età.
NOTE
[1] Cifr. recensione su Il dottore e i diavoli (Freddie Francis, 1985).
[2] Dall'imdb.
[3] "Boris Karloff" (Profondo rosso edizioni), pag. 228-233.
[4] "Dizionario dei film horror" (Corte del Fontego), pag. 360.
[5] "Guida al cinema horror - Dalle origini agli anni Settanta" (Odoya), pag. 162.
[6] "I due volti dell'orrore" (Odoya), pag. 248-249.
[7] "Karloff & C." (Milano Libri Edizioni), pag. 43-49.
[8] Puntata del 27/09/2012 ("Maratona Val Lewton"), trasmessa su Rai Movie.
[9] In Suspiria (1977) è presente una scena, in piscina, nella quale Jessica Harper e Stefania Casini sono riprese in campo lungo: un voluto omaggio, fatto da Argento, ad un momento molto simile che appare ne Il bacio della pantera (1942). Nel libro "Dario Argento - Confessioni di un maestro dell'horror" - a cura di Fabio Maiello -, al proposito il regista si esprime in questi termini: "(In Suspiria) ho voluto rendere omaggio a molti miei personali amori cinefili. Per esempio, la scena della piscina è ispirata a Il bacio della pantera, uno dei miei film culto".
[10] Dal sito "Italia Taglia".
"Chi non sa anatomia... non finisce di operare ne' corpi umani tagliando, dando il fuoco, cuocendo e così fatti uffici, facendo sì che per errore non ne ammazzi qualcuno. E questo perché un privo di tale cognizione spesse volte nel tagliare pigliarà il nervo per la vena. Simili alora a mali cuochi e scalchi, i quali tagliano alle tavole de' signori. De' quali dice Galeno, nel secondo della terapeutica, che non tagliano la carne per filo, ma la tritano, sfilano e stropicciano."
(Giovanni da Vigo)
Trailer
F.P. 04/10/2022 - Versioni visionate in lingua italiana - DVD Dynit (durate: colore, 78'44"; b/n, 77'59")
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