Regia di Andrea Molaioli vedi scheda film
la ragazza del titolo é la vittima. La trovano una bambina e il suo amico Mario, che tutti trattano un po' come lo scemo del villaggio. È stata uccisa, non ha opposto resistenza, un pasticciaccio brutto. Sul quale indaga il commissario Sanzio, napoletano verace trasferitosi nella purgatoriale Udine per stare vicino alla moglie malata di Alzheimer. Come la cronaca insegna, il fidanzato è sempre il primo indagato, ma immersi nell'aria cristallina di montagna i rancori famigliari, i personaggi misteriosi, gli indizi da acchiappare al volo, le situazioni oscure da decifrare, abbondano. Opera prima di Andrea Molaioli, già aiuto regista di Nanni Moretti, sulla cui confezione certo incide la produzione di Nicola Giuliano, storico "socio" di Paolo Sorrentino. La scelta del protagonista, Toni Servillo, perfino troppo bravo, non è in questo senso casuale. Saranno le conseguenze dell'amore ad aver portato a un così crudele (e all'apparenza inspiegabile) delitto? Noir d'autore tratto da un romanzo della norvegese Karn Fossum, La ragazza del lago intreccia in maniera molto interessante, dal punto di vista narrativo, il tema complesso dei legami familiari e in particolare di quelli con i padri. Il papà di Mario, un rude Omero Antonutti, carico di rancore e rudezza montanara; il papà di un bambino problematico, morto in un incidente domestico, interpretato da Fabrizio Gifuni; il papà della vittima, attaccato alla figlia in maniera morbosa... Anche Sanzio è un padre, con i suoi problemi. E ancora, ritratti di famiglie in un esterno, disfunzionali, madri e sorellastre, figli e figlie. Il film non è perfetto, il finale è repentino, non tutti i nodi psicologici sono risolti. Ma si respirano una freddezza e una tensione da poliziesco d'alta classe, un occhio a Dürrenmatt e uno a Simenon. Il cinema italiano medioalto, come vorremmo che fosse più spesso.
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