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La ragazza del lago

Regia di Andrea Molaioli vedi scheda film

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La recensione su La ragazza del lago

di mc 5
6 stelle

Direttamente dal Festival di Venezia, ecco a voi uno dei films italiani piu' attesi dell'anno: mai visto prima d'ora per un film nazionale un trailer che abbia iniziato a "martellare" con tanti mesi di anticipo. Cosa bizzarra e, sotto certi aspetti, anche controproducente: magari capita poi che qualcuno si crea troppe aspettative (a me è successo, per esempio...). Diciamo subito che non ci troviamo di fronte ad un bruttissimo film nè ad una delusione cocente: anzi il film è interessante e vanta una interpretazione del protagonista (Toni Servillo) che probabilmente gli attirerà qualche premio. Allora: cosa c'è che non va? Beh, vediamo di scoprire tutti gli elementi, posivi e negativi, per poi tirare le somme. Purtroppo temo che gli aspetti positivi ce li siamo già giocati tutti nelle righe precedenti: ambientazione intrigante che conferisce interesse alla vicenda e al suo evolversi, e (ma questo ce lo aspettavamo) una corposa performance di Toni Servillo. Detto ciò, vediamo l'altro lato. L'ambientare un film nella tranquilla provincia friulana, sposando l'assunto che ogni "Brianza" d'Italia cova ambiguità e meschinità assortite sotto le ceneri di una grigia e rassicurante normalità, è un qualcosa di già letto, visto e sentito almeno tre milioni di volte. A meno che...non lo si sappia fare con una marcia in piu', delineando personaggi intriganti e vicende umane appassionanti: ma ahimè non è questo il nostro caso. Intendiamoci: tutti gli attori sono bravi, compresi le "star" Gifuni e Golino. Ma ciò non basta a sollevare il film da una percezione di monotonìa, di lentezza, di girare un pò a vuoto. Da qualche parte, in rete, ho letto una riflessione critica verso questo film che mi pare condivisibile, cioè: "d'accordo la messa in scena minimale, ma qui piu' che MINIMALE è proprio MINIMA". Pare quasi che la mano del regista (Molaioli, che debutta nel lungometraggio dopo aver "aiutato" colleghi illustri quali Moretti e Luchetti) a tratti non si avverta nemmeno piu', tanto è "calma piatta". A questo aggiungo (ma attenzione, è una sensazione personalissima) che il poliziotto interpretato da Servillo è antipaticissimo, di una spocchia insopportabile, uno che ha critiche per tutti, che si fida solo di sè stesso (che soddisfazione, pero', vederlo "bastonato" dalla giovane figlia!). Il film è tratto da un romanzo di un'autrice norvegese che io non ho letto e dunque non saprei dire se ci sono state difficoltà nell'adattarlo: quel che è certo è che il pur stimatissimo sceneggiatore Sandro Petraglia (uno dei migliori in Italia, se non il migliore) stavolta non è che abbia combinato granchè. Potremmo sintetizzare il risultato finale in questi termini: nella realizzazione, si è badato, piu' che alla sostanza, a creare una "atmosfera"; e di quest'ultima ce n'è tanta, di sostanza decisamente un po' meno. Dal trailer invasivo (non per i toni usati ma per la frequenza martellante) programmato ovunque fin dalla scorsa primavera, ci si era fatta un'idea di una sorta di "thriller dell'anima": beh, di thriller effettivamente c'è l'impalcatura, la facciata; quanto all'anima, io ne ho vista poca...Segnalazione finale per la colonna sonora, curata dal friulano Theo Teardo, personaggio piuttosto noto a chi bazzica la scena indipendente-underground italiana, e che pare ormai dedicarsi a tempo pieno alla composizione di colonne sonore cinematografiche.

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