Regia di David Silverman vedi scheda film
Matt Groening e il suo team ci avevano promesso che il lungometraggio della terribile famiglia americana avrebbe avuto lo stesso ritmo, a livello di gag, di un normale episodio della serie. Non si può certo dire che non ci siano riusciti: nella prima parte, ambientata fra le mura di casa Springfield, i nostri danno il meglio di sè, sparando battute a raffica e mantenendo la medesima raffinata demenzialità che ci ha da sempre cullato in televisione. Ma gli autori raccolgono la sfida vera misurandosi con un pressante problema sociale. Nel secondo tempo infatti Homer si erge a improbabile eroe per salvare Springfield dall’isolamento totale a causa dell’alto tasso di inquinamento. La pellicola si pone quindi i medesimi obiettivi della serie animata e non si smentisce quando scaglia brucianti frecciatine al governo americano né quando invita a riflettere sul tema ambientale. È però qui che la brillante vena comica dei gialli si vede leggermente smorzata, proprio a favore del lato satirico e “avventuroso”: emerge l’impressione che, separando i Simpson dalla propria città, si perda a tratti la sinergia tra questi due poli, la quale dà origine a idee e sketch a dir poco esilaranti. In ogni caso il film (che, per non affrancarsi dal cartone animato, possiede una “sigla” vera e propria) appare come l’ultima grande tappa di un lungo percorso, in cui Homer, Marge, Bart, Lisa e Maggie ne hanno davvero passate tante e ci hanno mostrato l’America e le sue contraddizioni un po’ più da vicino, grazie al fine sarcasmo e alle acute provocazioni; se però quel percorso proseguisse, sarebbe di certo ancora meglio.
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