Regia di Sabina Guzzanti vedi scheda film
Negli anni '90 su Raitre una combriccola di persone riuscì a mettere in piedi un gruppo di lavoro che fu un'occasione unica (infatti mai piu' ripetuta) di democrazia e di creatività artistica. Il progetto aveva un nome ("Avanzi"), delle idee e tanti fans che avevano eletto quel programma a Cult assoluto. Ma si sa, i tempi cambiano, le persone anche, e il mio pessimismo mi porta sempre ad aspettarmi che i mutamenti siano in peggio: la vita infatti mi ha insegnato che dietro ogni cambiamento c'è una fregatura, anche se poi ci sono sempre quei furbetti che ti spiegano che sei tu che "non sai cogliere le opportunità"...(ops scusate stavo andando sul personale, ora torno in carreggiata). Quel gruppo di artisti, dopo la fine del progetto-Avanzi, ognuno di loro prese strade diverse, e non sempre in linea con lo spirito di quel programma. Ora quelle stesse persone vengono convocate per rimettere in piedi (una tantum) quel gruppo, allo scopo di allestire uno spettacolo destinato a supportare i pescatori sardi in crisi economica e professionale. Per chi era spettatore fedele di Avanzi, è piacevole, ma anche triste e nostalgico, assistere a questa rimpatriata, anche perchè quegli attori portano con sè la somma algebrica dei tanti accadimenti che nel frattempo hanno modficato i loro percorsi umani ed artistici. Sicchè l'impegno creativo di questo work in progress che è la preparazione dello spettacolo si deve confrontare con tante singole tensioni emotive (grandi e piccole) che prima o poi devono pur esplodere. A questo proposito è commovente vedere come Cinzia Leone si mette a nudo (e si mette in gioco) mostrando le ferite emotive (dopo quelle fisiche) ancora aperte di una "elaborazione" della disperazione in cui era sprofondata in seguito ad un terribile incidente. La Guzzanti, che era partita con ammirevole entusiasmo, fa da catalizzatore di tutte queste tensioni, le assorbe, le somatizza e lei che appariva solida e resistente, all'ultimo momento cede e non se la sente piu' di andare in scena, proprio quando il pubblico del teatro sta scalpitando in attesa che si apra il sipario.
Ed è solo grazie all'intervento, generoso ed intenso, di Pierfrancesco Loche che si salva il salvabile, anche se i dubbi non sono ancora fugati del tutto. E queste paure (umanissime) che assalgono Sabina assumono significati che vanno oltre il mestiere dell'attore, insinuano dubbi che forse riguardano anche tutti noi. Hanno detto che questo e' un "non film": credo che sia vero, ma non è nemmeno una docufiction, e neppure un mockumentary...per me è solo un piccolo gioiello che certo non sconquasserà il box office, ma nei cuori di qualcuno resterà a lungo. Grazie dunque a Pierfrancesco, Cinzia, Stefano, Antonello, Francesca e Sabina: avete dimostrato di essere piu' Persone che Personaggi. E per Sabina un messaggio ideale (che lei non leggerà mai): "sappi che non sei sola, non cedere mai, non arrenderti; nel film tu porti il dramma professionale ed umano di un'artista che lotta quotidianamente coi fantasmi dei propri dubbi e che, soprattutto, si sente schiacciata da una responsabilità a volte insopportabile proprio in quanto investita di motivazioni politiche che non le competerebbero, e delle quali paga le conseguenze in prima persona". Parliamoci chiaro: se Sabina, delusa e incazzata, avesse piantato lì, e si fosse messa a fare una bella fiction da "carabiniera" adesso avrebbe meno problemi, molti piu' soldi e zero dubbi.
Come mi capita di fare, ho curiosato in rete per cercare commenti su questo film e ho trovato per lo piu' analisi positive...ma ce n'è una di cui voglio riproporre un paio di estratti. "...Per apprezzarlo, però, è necessario
trovarsi in sintonìa con la comicità dell'autrice, altrimenti l'impressione generale è quella di trovarsi dinanzi ad una logorroica e noiosa gita domenicale al centro sociale"...e ancora: "...Quindi secondo "Le ragioni dell'aragosta" le disgrazie dello stivale tricolore sono arrivate negli anni '80, con la nascita delle tv del Cavaliere, quando le persone hanno iniziato a disinteressarsi della politica e la democrazia ha cominciato ad essere smantellata. Forse, farebbe meglio Sabina Guzzanti a pensare piu' al cinema che alla politica, almeno al fine di ricordarsi che non essere razzisti, per un'artista, dovrebbe significare anche non rivolgersi ad una sola parte degli spettatori". Indovinate da dove provengono questi due estratti. Da "Il Giornale"? No. Dal sito di Forza Italia? Neppure. Li ho colti nella recensione sul noto sito di cinema "Film Up".
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