Regia di Todd Haynes vedi scheda film
Come viene subito specificato all'inizio, il film si ispira a vicende artistiche e personali di Bob Dylan. La storia si "divide" in 6 parti, in ognuna delle quali emergono gli avvenimenti e il carattere del grande artista. E' sicuramente molto originale e bello il modo di raccontare, le 6 storie che si incrociano, la chiusura ciclica del film, l'alternanza di scene in bianco e nero e a colori e il messaggio è sicuramente importante anche se forse un po' banalotto: emerge la protesta, emerge il contesto degli anni '70 e forse manca una certa maturazione nei vari personaggi delle vicende (un accenno forse lo si vede con la conversione del personaggio di Jack Rollins). Insomma, la riflessione che a me viene più spontanea da fare vedendo questo film è: è giusta la sola protesta, l'essere un personaggio fuori dalle righe, il cercare di essere diverso dagli altri, con il rischio invece di diventare molto più omologato di prima? E questo emerge soprattutto per il personaggio di Jude Queen, che a metà film, in una forse delle scene più importanti alle domande di un giornalista della BBC se nelle sue canzoni ci credesse veramente e sentisse ciò che scriveva e diceva, risponde di non avere sentimenti. E' questo il prezzo da pagare se si vuole essere "anticonformisti", se ci si vuole separare dallo "schifo" che sovrasta il mondo contemporaneo? E' questa la risposta e la giusta reazione a questi problemi? Dal film sembrerebbe di sì ed è questo che secondo me fa mancare la maturità detta prima e rende invece più "omologato" di quanto invece non voglia essere lo stesso "protagonista" Bob Dylan. Il conoscere forse un pò meglio la vita dell'artista aiuterebbe molto la comprensione del film.
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