Regia di Todd Haynes vedi scheda film
Chi si attende un film biografico sulle gesta di Bob Dylan rimane deluso, perché in 120’ di pellicola si parla della grandezza dell’artista solamente per vie traverse: le storie di alcuni americani degli anni ’60 vengono tracciate parallelamente alle gesta di Dylan, del quale, direttamente, si dice veramente poco. La vita di Dylan, le sue differenti fasi, sono sciorinate in maniera connotativa: il ragazzino di colore che scappa è il piccolo Dylan che matura le sue esperienze e le sue convinzioni; il cowboy che rimane deluso dalla vita è sempre Dylan, stavolta sul viale del tramonto.
Il film è in pratica paragonabile ad una sorta di “Master” sulla vita di Dylan: chi è ancora alle scuole dell’obbligo, o magari anche all’università, non può necessariamente apprezzarlo, per via dei numerosi, cervellotici, a volte contorti giri di sceneggiatura che, unitamente ad una serie di riferimenti non esattamente di dominio pubblico, non garantiscono una visione chiara e piacevole.
La fantasia e il coraggio dell’autore non si discutono, ma il film risulta criptico, scorbutico, a tratti indigesto.
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