Regia di Todd Haynes vedi scheda film
Per raccontarci non solo i diversi volti dell'uomo e dell'artista Dylan, ma anche il trascorrere del tempo, l'infrangersi dei sogni di un'intera generazione, l'immaginario di un'intera epoca, il regista Todd Haynes, sempre piu' interessante, si serve di diversi attori (ottima la scelta del bambino di colore e geniale quella di Cate Blanchett, che lo ripaga di una prova "elettrica" e formidabile per mimetismo) e compone un mosaico insolito e visionario. La creativita' e l'originalita' dell'operazione sono fuori discussione. Ma non tutte le parti di cui e' composto il puzzle convincono francamente alla stessa maniera. Ad esempio quella che ha per protagonista Richard Gere aggiunge ben poco. Ma non per colpa dell'attore (che ha la faccia giusta e si cala anch'egli bene come tutti gli altri nel personaggio) ma della scrittura di Haynes (anche autore del soggetto) qui meno felice. La frammentarieta' della narrazione e suoi diversi registri colpiscono per la maestria sia del montaggio che della fotografia. E ottima e' la direzione degli attori. Ma il film pur se tecnicamente ineccepibile e chiaramente sentito, finisce per dilungarsi eccessivamente e per essere permeato da troppo poco calore. Molto belle le immagini e le parole della scena finale. A cui seguono, sullo scorrere dei titoli di coda, le note della celeberrima e bellissima "Like a Rolling Stone". Non c'era scelta migliore per chiudere in modo classico e tradizionale un film comunque affascinante e innovativo.
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