Regia di Fabrizio Cattani vedi scheda film
Harja, 25enne dell'Est, scappa dal malavitoso Cintanidd, boss della mala pugliese nello sporco business dell'acqua. È incinta, ma non ne vuole sapere di rimanere accanto al perfido criminale e, per caso, s'imbatte in Felice, un 40enne schizofrenico che vive fuori dal tempo con il dono della rabdomanzia, la sola persona in grado di aiutare i contadini a scovare i pozzi. Sostenendo, tra l'altro, di riuscire persino a parlare con l'acqua. Siamo, lo avrete capito, in quella zona a metà tra la realtà e il fiabesco poetico, a cominciare dai nomi dei due protagonisti. Il filmettino è reduce da svariati festival minori, dove ha fatto incetta di premi. Che vinca al Clorofilla (segmento della festa di Legambiente) risulta didascalico quanto l'operina di Cattani (ideata, co-scritta e co-interpretata da Pascal Zullino, vero autore della pellicola), scolastica, amatoriale, naïve, giusto per non dire imbarazzante. A oltre cent'anni dalla nascita del cinema c'è ancora chi pensa che i contenuti siano sufficienti a legittimare un'operazione artistica. Un clamoroso malinteso che non solo rischia di affossare per sempre ciò che rimane del nostro cinema, ma che confonde ancor di più gli spettatori di oggi, già così poco propensi a uscire dalle sciagurate coordinate della fiction televisiva.
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