Regia di Mariano Laurenti vedi scheda film
Capri, estate. Un gelataio del posto adocchia una quindicenne figlia di un ricchissimo industriale del nord. Ansioso di sverginarla, la corteggia romanticamente promettendole mari e monti, finchè la ragazzina, dopo aver litigato col fidanzato, cede.
Se non ci fossero i siparietti di Bombolo e Cannavale, Un jeans e una maglietta sarebbe una pellicola perfino preoccupante. Perchè il razzismo aperto (sudisti anema e core, nordisti gretti e stupidi all'inverosimile) si accompagna a perfezione con le intenzioni marcatamente pedofile del brano che dà il titolo al lavoro, nonchè tout court del personaggio principale, l'eroe - chiamiamolo così - del film, e tutto ciò finisce per rovinare in maniera clamorosa nella sceneggiatura zeppa di banalità, scenette ritrite, sviluppi straprevedibili e venature demenziali assolutamente involontarie. Ettore Maria Fizzarotti, uno dei principali fautori del genere musicarello (filmetti sentimentali con frequenti intermezzi canori, a promozione di qualche disco in uscita), aprì la strada al filone partenopeo - più verace e smodatamente lacrimevole - con Sgarro alla camorra, del 1973, incentrato su Mario Merola; Mariano Laurenti, che nella seconda metà dei Sessanta già aveva frequentato il filone, una decina d'anni dopo Fizzarotti tenta una simile carta puntando sul fenomeno canoro napoletano di quel momento, cioè Nino D'Angelo. Nè bello, nè aitante, nè capace di recitare, D'Angelo fa la misera figura prevedibile; di sicuro però non lo aiuta la sceneggiatura che il regista firma insieme a Francesco Calabrese e al come sempre disastroso Piero Regnoli: impossibile immaginare un'accozzaglia di mezze idee buttate a casaccio e intrise di patetico peggiori di quelle che compongono la trama di Un jeans e una maglietta. E la cosa più imbarazzante di tutto questo è che il film si prende pure sul serio: ecco perchè i suddetti siparietti comici sono una ventata di ossigeno nell'agghiacciante complesso della storia. Sebastiano Somma, altro volto anticinematografico, veste i panni dell'antagonista; la bella è interpretata da Roberta Olivieri, la cui carriera correrà in parallelo al successo dei film con protagonista D'Angelo. Successo che, manco a dirlo, sarà strepitoso anche in questo caso. 1,5/10.
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