Regia di Eric Rohmer vedi scheda film
Gli amori di Astrea e Celadon è l'ultimo film di Eric Rohmer, 87enne ancora smanioso di dire qualcosa - e di farlo a suo modo. Come ha fatto praticamente sempre lungo il corso della sua carriera, infatti, il regista francese imposta quest'opera, tratta da un testo seicentesco di Honorè d'Urfè sceneggiato da Rohmer stesso, secondo canoni personalissimi, privilegiando innanzitutto i dialoghi all'azione ed orientando il racconto sui personaggi prima che sui luoghi, sulle situazioni, sui contesti spazio-temporali (la vicenda di Astrea e Celadon è a tutti gli effetti una storia d'amore universale); le musiche servono solamente di sottofondo ai titoli di apertura e chiusura (si immagini quindi che mattone può divenire la narrazione, in tal modo), ma perlomeno va denotata una discreta cura per quanto riguarda costumi e scenografie, dettaglio non così scontato per chi abbia visto Perceval le gallois (1978). Terza incursione nel film in costume per Rohmer: oltre all'appena citato Perceval c'era stato, nel 1976, La marchesa von...; attori in parte (difficile immaginare un Celadon tanto femminile e al contempo credibile quanto Andy Gillet), un condimento di mitologia e favola per una storia sentimentale che affronta pure, nel finale, un incalzante vortice lesbico. La morale è che l'amore ci trasforma nella persona amata: e anche qui il dibattito potrebbe essere lungo ed agitato. Durata contenuta nel centinaio di minuti. 5/10.
V secolo d.c., la pastorella Astrea rinnega, per un equivoco, l'amato Celadon. Lui si getta nel fiume, ma, ripescato da una ninfa, ricomincia una nuova vita; quando reincontra Astrea si finge però donna...
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