Regia di Roland Joffé vedi scheda film
Un film in cui la sola cosa da salvare è la bellezza della protagonista: un pò poco, non vi pare? La FilmAuro, che distribuisce, ha promosso il film in pompa magna, trailers e manifesti praticamente ovunque; tutto questo per un film che è davvero poca cosa. L' esile trama è presto raccontata: una famosa fotomodella viene sequestrata e torturata da non si sa chi. Tutto qui. E non aspettatevi mica approfondimenti, sfumature, risvolti psicologici intriganti...nè sulla poverina nè sul maniaco di turno. Praticamente il film si basa esclusivamente sulla esibizione compiaciuta delle efferatezze (bislacche ed insulse) a cui la tipa è sottoposta. Qualcuno ha tirato in ballo "Hostel": non scherziamo per favore, qui non c'è nemmeno l'ombra dell'intelligente ironia di Eli Roth. Qualcun'altro ha tirato in ballo la saga di "Saw": ecco, questo mi sembra piu' appropriato, anzi si tratta di qualcosa di piu' di un riferimento, certe immagini sembrano proprio copiate da "Saw". Ma come si fa, dico io? Già gli sceneggiatori di "Saw" stanno raschiando il fondo del barile, proponendo l'improponibile, e qui viene addirittura usato come modello estetico?? Mah! Mostrare un frullato di frattaglie umane cosa sarebbe, scusate?...Coraggioso, oltraggioso...o che altro?? E che dire della manìa imperante di un uso fastidiosissimo del sonoro per sottolineare i momenti piu' estremi? E il messaggio? Ah già dimenticavo il messaggio..La fotomodella ricca e famosa che precipita nell'abisso mi dovrebbe rappresentare (a occhio e croce) "la vacuità della bellezza intesa come mezzo per raggiungere ad ogni costo il successo". Che concetti complessi ed articolati, vero? E aggiungiamoci una sceneggiatura da Oscar; una tipa che è sull'orlo della follìa dopo una serie di umiliazioni e torture e che incontra (in quel luogo di reclusione e dolore)
un altro tizio prigioniero come lei, secondo voi, che istinto primario ha? Ma ovvio...quello di scoparselo allegramente!! beh non ci crederete ma avviene proprio questo. E..vi pare possibile che (sempre lei, la tipa) alla fine del film, dopo essere stata sottoposta ad ogni cosa, lei esce dalla "scena del crimine" senza un capello fuori posto, perfettamente pettinata?! A dire il vero nel film c'è un istante in cui si nutre un barlume di speranza: ed avviene quando a suonare al campanello della "casa degli orrori" vengono due poliziotti in perlustrazione: ecco, è l'unico momento (pochi secondi) in cui si avverte una tensione da vero thriller, ma i due agenti vengono subito freddati e tutto torna come prima. Lasciamo da parte (per ora) le considerazioni generali sullo stato di salute del genere horror, ma la sensazione è quella che abbia preso una brutta piega. Una piega dove la funzione principale dell'horror (a mio avviso quella di una sorta di "grimaldello" anarchico usato per scardinare i princìpi del conformismo) è totalmente assente. Roland Joffè ha diretto un film che non è nelle sue corde, e questo disagio si vede TUTTO. Elisha Cuthbert è molto bella (come negarlo?) ma la sua recitazione è troppo standard, priva di sfumature e di personalità. Il co-protagonista (Daniel Gillies) fa pena.
E infine, giusto per sdrammatizzare, vi racconto una simpatica barzelletta:
ma lo sapete che il regista di questo "capolavoro" è stato due volte candidato all'Oscar? Giuro.
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