Regia di Andrea Porporati vedi scheda film
Saro Scordia è un uomo d'onore. Il padre è stato ucciso in galera dopo una rivolta e a crescerlo è un piccolo boss che lo indirizza verso i tipici codici di mafia. Diventato adulto la sua è una escalation di rapine, di colpi in banca, di pizzo e di usure. L'unico suo dolore è Ada, una donna che ama - ricambiato - ma che lo rifiuta a causa della vita che fa. Di fronte al pericolo costante Saro conoscerà il carcere, la fuga e la paura ritrovando però l'amore. Il dolce e l'amaro di Andrea Porporati, arrivato in sala direttamente dalla Mostra di Venezia, racconta la storia semplice di un manovale della criminalità organizzata, un piccolo uomo né particolarmente violento né efferato e crudele che vive la sua vita come se interpretasse un ruolo, l'unico che gli permette di ottenere rispetto, soldi, potere. Il tutto è raccontato senza enfasi, con cruda asciuttezza. Il problema è che in questo modo il film deraglia presto, vittima di un tono dimesso al punto da sembrare piatto, scialbo, sfinito. Porporati ha qualità di sceneggiatore (e infatti il film è scritto bene, scivola fluido) ma difetta, nella messa in scena, di forza, quasi vittima della propria carenza di ambizione. E l'appassionata interpretazione di Luigi Lo Cascio non basta a far decollare una storia che sembra restare sempre troppo in superficie, senza scavare, senza emozionare.
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