Regia di Nikita Mikhalkov vedi scheda film
"Ecco il giudicio uman come spesso erra!"
E' certamente una scommessa questo film di Mikhalkov. Innanzitutto l'ambientare quasi tutta la trama in una palestra scolastica adibita a camera di consiglio è già un atto di fiducia nelle capacità del cinema. Poi il basare la vicenda quasi solamente sui dialoghi - o sui monologhi - dei giurati; infine, il rappresentare di nuovo, con piccoli cambiamenti, un testo celebre già portato sullo schermo con successo da Sidney Lumet. Però la pellicola è una scommessa vinta, il che è una prova delle capacità del suo regista.
La vicenda americana viene adattata alla realtà russa, ma la sostanza del discorso non cambia. Vediamo infatti i giurati che all'inizio hanno innanzitutto fretta di finire presto, di deliberare in fretta per andarsene ciascuno ai propri affari. Oltre a ciò, visto l'essere l'imputato un ragazzo ceceno senza arte ne parte, sono prevenuti fortemente contro di lui. Infine, sono piuttosto qualunquisti: non vanno troppo per il sottile, non sono molto interessati ad accertare la verità e sono fondamentalmente indifferenti al destino del malcapitato. Sia a loro che ai testimoni che hanno deposto in aula la verità sembra importare poco, perché tutti la deformano per il proprio tornaconto, o ancora per vendetta, o per sfogare rancori contratti altrove.
Ciò che c'è di diverso dal film di Lumet sono le argomentazioni esposte dall'unico bastian contrario iniziale e poi da tutti gli altri, i quali si mettono a raccontare vicende della loro vita, attinenti al caso in questione solo per vaga similitudine. Però queste fanno via via ragionare i giurati, per condurli alla verità.
Il regista conduce questo difficile viaggio a base di parole senza impaludarsi mai, e quindi senza annoiare. Tra l'altro, per se stesso riserva il ruolo, volutamente inespressivo, del presidente della giuria.
Certo, non è un film facile, ma il suo messaggio sulla fallibilità del giudizio umano è sempre attuale, e per certe serate può andare benissimo.
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