Regia di Takashi Miike vedi scheda film
E' difficile essere imparziali su questo film. Considerato il genere, o lo si ama o lo si odia...ed io...mi sono innamorata!
'Sukiyaki Western Django' è un film ampolloso e feticista (a cominciare dal titolo che fonde cultura giapponese allo spaghetti western). E' ridondante di materia prima di ogni sorta, magistralmente amalgamata a dare un succoso frutto proibito. Spuntano fuori citazioni delle più disparate: da Shakespeare a Django.
La vicenda viene introdotta, a mò di Romeo e Giulietta, dal narratore-cowboy, Tarantino, che si trova su quello, che sembra un set teatrale: sullo sfondo vediamo la cangiante 'messa in scena', su cui è dipinto il monte Fuji in un rovente tramonto dell'ovest. Incredibile ma vero, la storia è proprio quella dell'impossibile amore, sbocciato tra due ragazzi appartenenti a famiglie nemiche, i Bianchi e i Rossi. Quentin comincia il suo racconto...e dalla scena teatrale si passa alla realtà, in un Giappone contaminato dai pistoleri d'oltremare.
Gli spargimenti di sangue si mescolano al romanticismo degli ideali orientali e i guerrieri di questo film non si fanno mancare nulla: pantaloni e colt da cowboy, impreziositi da yukata, elegantissimi sopra-abiti giapponesi, finemente ricamati. Ovviamente non può mancare la classica katana al fianco di ogni...samurai? Gli spari delle pistole si alternano ai rapidi movimenti delle spade, in movenze raffinate che sembrano una danza di morte. Un ruolo importante è riservato alle due donne del film, simbolo di vendetta implacabile; una in particolare, Bloody Benten è l'incarnazione di una dea inesorabile e distruttiva, al punto che le leggende la descrivono con 8 braccia per impugnare 8 pistole, una sanguinaria dea Kalì. In mezzo a tutto questo odio e a queste carneficine, il romanticismo del regista lascia un piccolo straccio di terra per veder sbocciare una rosa rossa e bianca, allegoria dell'unione e della pace tra le due famiglie in lotta. La dicotomia dei colori è calcata con fanatismo estetico: da un lato il rosso del sangue che dipinge volti e pareti, dall'altro il candore della neve, di classe, che scende sull'abito bianco del bello e cattivo. Nonostante tutto quello che resta alla fine è la bellezza e la parola chiave è...Amore.
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