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Sukiyaki Western Django

Regia di Takashi Miike vedi scheda film

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La recensione su Sukiyaki Western Django

di kotrab
5 stelle

Una miscela esplosiva, un minestrone piccante e aspro, Sukiyaki Western Django è una montagna (il monte Fuji sullo sfondo dipinto e stilizzato, con accanto il globo enorme del sole) che alla fine partorisce un branco di topolini.
L'operazione di T. Miike è stimolante, stramba, volutamente kitsch e pop, una fusione già di per sé cult tra lo spaghetti-western, le arti marziali, il balletto, il trash d'autore, gli omaggi più o meno chiari a, ovviamente, Per un pugno di dollari, Il buono, il brutto, il cattivo, La sfida del samurai, Kill Bill (Quentin Tarantino ha una parte minore ma importante, quella di Piringo), e, ancor più ovviamente, al corbucciano Django, di cui appunto è una specie di prequel con in più uno stile grindhouse alla Robert Rodriguez. Forse, nel finale sotto la neve, anche a Il grande silenzio, bellissimo film sempre di Sergio Corbucci. Infatti a Django strizzano l'occhio una bara trascinata, il fango nel villaggio, la mitragliatrice (che però non ha lo stesso effetto spettacolare del film originale), la canzone di Luis E. Bacalov in versione giapponese, il piccolo Heiachi (Uchida Ruka), cui vengono massacrati i genitori davanti agli occhi e, sbarcato in Italia, si chiamerà appunto Django...
Il film ispira simpatia, è affascinante sul piano visivo grazie ad una fotografia (di Toyomichi Kurita) sgargiante e dai colori incisivi ed a scenografie chiaramente finte, dove il paesaggio occidentale non ha problemi ad ospitare delle pagode, dove la katana si accompagna alla pistola e Shakespeare viene volutamente trivializzato in modo trucido. Purtroppo i difetti non rendono pienamente godibile questa ludica sperimentazione, penalizzata da una storia e una sceneggiatura abbastanza confusionarie e dove si susseguono massacri a raffica rendendo il tutto piuttosto ripetitivo e stancante (anche nella versione di 98 minuti per il mercato internazionale). Non mancano l'ironia, a volte quasi demenziale, e le bizzarrie calcate (personaggi che sembrano non morire mai), ma la violenza spesso arriva alla gratuità e non si resta coinvolti più di tanto. 6

Sulla trama

Riporto da Wikipedia parte della intricata trama: Un pistolero di nome Piringo uccide un gruppo di uomini e racconta a un superstite, prima di ucciderlo, la storia degli Heike e dei Genji, due clan conosciuti come il Bianco e il Rosso, impegnati nella battaglia di Dan-no-ura.
Cento anni dopo la battaglia di Dan-no-ura, un solitario pistolero si reca in Nevada, in un villaggio scosso dalla guerra tra i Bianchi, comandati dal raffinato Yoshitsune, che ama usare sia la pistola che la katana, e i Rossi, comandati dal rozzo Kiyomori, che ama leggere William Shakespeare e si fa chiamare dai suoi uomini Enrico.
Il pistolero incontra Ruriko, una donna alcolizzata che gli racconta la storia del villaggio, di come fu prima conquistato dai Rossi, e successivamente dai Bianchi, e della guerra tra i due clan che continua da anni. Il pistolero conosce anche Heiachi, il nipote di Ruriko, che ha perso la voce dopo aver assistito all'omicidio del padre, appartenente ai Rossi, da parte di Kiyomori. La madre, Shizuka, appartenente ai Bianchi, impazzì e tornò dal suo clan, in cerca di vendetta.

Sulla colonna sonora

Koji Endo.

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