Regia di Vincenzo Marra vedi scheda film
Oh, che bel mestiere fare il finanziere. L'arrivista Filippo Costa, interpretato con inamovibile inerzia da Michele Lastella, lo fa prima nella guardia di finanza: e si prende le mazzette. Poi, decide di mettersi in proprio. Per il grande salto si appoggia sul suo corrotto comandante e sulla non più giovane proprietaria di una galleria d'arte, la stupefatta e piagnucolosa Fanny Ardant. Si tiene comunque di scorta, per i momenti d'amore, una ragazza più in carne ma piagnucolosa anche lei. Quando l'ascesa rischia di interrompersi, bastano un delitto e gli appoggi politici perché tutto si aggiusti. Probabile che in Italia non ci voglia molto a diventare squali. Ma il punto è un altro: è che il film non riesce a discostarsi da un andamento decisamente banale. E facciamo fatica a credere che i tanti "scalatori" nostrani siano persone scolorite e piatte come questo finanziere, le sue donne e tutti gli altri. Saremmo davvero in ribasso in ogni campo. Nessuno scatto e respiro anche nella regia: primi piani, primi piani e ancora primi piani. E in certi momenti viene da ridere: come quello stacco deciso tra l'ufficio e il letto, e quell'anello che alla fine passa di mano. Da Marra ci aspettavamo ben altro.
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