Regia di Vincenzo Marra vedi scheda film
Parlare male di questo film e' come sparare sulla croce rossa ciononostante quest'esercizio puo risultare utile per fare il punto di situazione sul cinema italiano che mai come quest'anno apre la stagione con esisti cosi' poco incoraggianti. Quello che stupisce e' che anche registi navigati e capaci inciampino sulle forche gaudine del conformismo cinematografico quando invece ci si aspetterebbe la definitiva consacrazione. Purtroppo e' quello che succede a Marra dopo le belle prove di "Tornando a casa" e "Vento di Terra" quando si lascia tentare dalle sirene della grande produzione e probabilmente da una voglia di visibilita'che finisce per spuntare le sue doti migliori. Cosi' il rigore della scrittura e la forza delle idee si trasformano in un riassunto piatto e senza vita di un Bel ami come c'e' ne sono tanti la cui ricerca del piacere finisce per influenzare la materia del racconto che diventa simile ad uno slogan qualunquista senza forza ne coragggio. I mali della societa’ vengano bignamizzati in un contenuto che usa il linguaggio cinematografico dei grandi senza sfruttarne le potenzialita’: I lunghi silenzi e gli sguardi senza fine, i tormenti dell’anima e le repentine decisioni vengono serviti con elissi e panoramiche che sembrano un modo elegante per sfuggire ad un approfondimento doveroso e necessario. Il salvatore della patria si rivela scaltro ed opportunista nell’approfittare del degrado generale ma il film non ne spiega le ragioni del successo e da per scontato quei presupposti psicologici che servirebbero a convincerci sulla forza seduttiva di Vincenzo Latella la cui presenza scenica e’ mortificata da un espressivita’ del tutto inesistente. La voglia di prima pagina e’ confermata dall’inutile presenza di Fanny Ardant in un ruolo pierrottesco che non rende onore alla sua vitalita’ e si spiega solamente alla luce di un appeal mediatico che in italia appare indebolito da scelte artistiche a dir poco discutibili.
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