Regia di Ken Loach vedi scheda film
Loach sa sempre regalare storie asciutte e concise, forse spingendo con un certo sadismo ai limiti della cattiveria umana, e in questo film non fa eccezione. La protagonista viene letteralmente trascinata dagli eventi come un fiume in piena, una "perdente lavorativa", se così vogliamo definirla, che da vittima diventa a sua volta carnefice, con soprusi e prevaricazioni,in una lotta tra poveri dove l' "homo homini lupus" non è un accademico ritornello filosofico ma realtà concreta di una guerra senza esclusione di colpi. Forse il difetto maggiore del film è la ricerca dell'eccesso, come se il percorso scelto non possa che essere quello di schiantarsi a 200 km all'ora contro un muro, magari nel frattempo ritrovando un facile buonismo come nella famiglia derelitta ospitata in casa in un eccesso di pietas, ma per il resto il film descrive bene un mondo del lavoro dove le conquiste sociali vengono spazzate via da continue corse al ribasso tra nuovi poveri, globalizzazione ed immigrati disposti a tutto pur di sopravvivere.
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