Regia di Ken Loach vedi scheda film
Un film che sostanzialmente conferma il declino artistico di Ken Loach, che ormai, anche quando parla di temi importanti d'attualità, di quelli a lui più congeniali, non riesce più ad essere incisivo come un tempo. Qui non è credibile la premessa, insieme al personaggio principale, una giovane donna con figlio a carico (anche se il ragazzino, un tipetto difficile, vive con i nonni materni), anche se probabilmente Loach vuole dire che anche le persone più ben disposte d'animo, come Angie (che si prende a cuore una famiglia di immigrati iraniani), cedono al potere dei soldi, neri come il lavoro procurato agli immigrati. Lo sfruttamento - sembra dire il regista - crea una coazione a ripetere, procura assuefazione come una droga: lo si vede nel finale, quando Angie, scampato il pericolo, torna in azione sfruttatoria, cambiando unicamente la zona (l'Ucraina anziché la Polonia). La coscienza critica e solidaristica è affidata ancora una volta all'anziano padre della protagonista (un personaggio abbastanza riuscito), ma è ormai storia vecchia nel cinema loachiano.
Dà vita ad un personaggio tra i meno riusciti della carriera di Loach. Probabilmente anche per responsabilità imputabili a lei stessa.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta