Regia di Abdellatif Kechiche vedi scheda film
Ritratto di famiglia allargata in un interno barca.Benvenuti nel ristorante etnico più incasinato del globo.Una bella scoperta questo fluviale film di Kechiche che avevo già apprezzato col precedente La schivata ,film che all'inizio mi aveva lasciato perplesso ma poi mi aveva definitivamente conquistato.Questo suo nuovo film ha alcune caratteristiche che rendevano peculiari il precedente:la cinepresa a mano usata indefessamente in lunghissimi piani sequenza che accentuano il realismo delle immagini dando al tutto un aspetto quasi improvvisato(e invece è tutto calibrato alla perfezione,dialoghi,personaggi,voci,un gruppo di famiglia allargata in un interno variegato fino all'inverosimile ma che si muove e parla come unica entità),poi i dialoghi che sono sempre così sovradimensionati,i personaggi sembrano logorroici senza requie,a volte sembra che dicano cose senza senso o comunque pleonastiche per l'economia del racconto e tra le altre similitudini direi anche il fatto che entrambi i film hanno un aspetto abbastanza teatrale,anche se nell'accezione assolutamente positiva del termine.La storia è semplice:operaio magrebino sessantenne considerato obsoleto dal cantiere dove lavora viene dismesso e lui ha la bella idea di riciclarsi come ristoratore sfruttando il piatto forte cucinato dall'ex moglie,un cous cous al pesce capace di resuscitare i morti.Il nostro operaio ha un ex moglie conr relativi figli e una nuova compagna con figliastra al seguito che a conti fatti si dimostrerà la più vicina lui.Anche perchè le due famiglie unite dall'operaio non convivono proprio damore e d'accordo.Tutto il resto è un groviglio quasi inestricabile di invidie,tradimenti,trame oscure,insomma la solita vita di famiglia,complicata dall'elevato numero di componenti.Eccezionale il pranzo domenicale,anche qui in piano sequenza con movimenti improvvisi della macchina da presa che fanno proprio immedesimare lo spettatore,facendolo credere convitato al banchetto in cui i vari personaggi cominciano a dare un senso alle loro chiacchiere interminabili.La seconda parte del film è occupata interamente dalla cena di prova al ristorante dove sono state invitate le massime autorità cittadine.Ma per un disguido(un tradimento coniugale da parte di uno dei figli dell'operaio che si porta via la macchina dove c'è il cous cous)il piatto forte della serata latita.E per far passare il tempo per pepararne un altro la figliastra del protagonista comincia una danza del ventre che calamiterà l'attenzione di tutti mentre al patrigno ruberanno il motorino e lui per inseguirlo.....non voglio spoileggiare quindi non dirò altro.La danza del ventre è l'acme emotivo del film:un danza tribale che rimanda agli antichi culti ancestrali,danza magnetica,un esibizione fata quasi in stato di trance emotiva,una sorta di delirio quasi di onnipotenza(e mi ha ricordato non poco la furiosa danza nel finale di Exils di Gatlif) in forma di rito sconosciuto agli occidentali che avevano faticato tutta la sera per cercare di integrarsi con la cultura e civiltà araba.Il paradosso sta proprio qui:mentre l'immigrato magrebino è considerato dopo tanti anni ancora uno straniero,nel ristorante tutto si ribalta e a doversi integrare sono gli occidentali.Questo è un film che sorprende per vivacità ,per vitalità,per cifra stilistica che simula un vero più vero del reale ma che in realtà è studiatissimo e ancor più elaborato nel linguaggio di quanto sembra.Simulare la realtà con questa studiata perfezione è operazione di altissimo artificio.In questo Il film di Kechiche è antitetico con la patinatura così esibita del film di Ang Lee ,Lust,che ha vinto il Leone d'oro a Venezia.Sono due concetti opposti di cinema,possono piacere entrambi( e a me sono piaciuti entrambi anche se ho un mio preferito)senza entrare in contraddizione di termini.Io preferisco l'idea i cinema di Kechiche,preferisco le immagini meno patinate che vivono di vita propria,preferisco i personaggi di carne e sangue come questi,preferisco dei volti e dei corpi imperfetti inquadrati in tutta la loro imperfezione dalla macchina da presa,preferisco la danza incantatoria del finale di questo film agli amplessi furiosi dell'altro ,trovando la prima molto più sensuale ed erotica ....a volte è solo una questione di sguardo....
non male
bene
una scoperta,la dana del ventre è l'acme emotivo del film
il suo personaggio ha il classico volto del lavoro di una vita,una vita passata a faticare e non a spassarsela
non male
regista di grandissimo talento che qui si conferma
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta